
(ANSA) – ROMA, 21 SET – “Stiamo migliorando, culturalmente
stiamo crescendo, ma il pensiero dell’italiano medio è che
comunque il calcio è maschile e quando ci sono le donne
percepisco che infastidiscono”. In una intervista a Raisport la
ct della nazionale femminile di calcio non nasconde la
delusione. “Sono fiduciosa per il futuro – dice – il
professionismo è una grande rivoluzione e il calcio femminile
può essere apripista per gli altri sport”. Dopo la delusione
all’Europeo la nazionale azzurra ha centrato la qualificazione
per il Mondiale 2023. “Ho ripensato tante volte all’Europeo – le
parole della Bertolini – sono tanti gli aspetti da valutare
quando le cose non vanno: c’era una pressione molto forte si
erano create aspettative molto alte, c’era una condizione
psico-fisica non ideale e poi la prima partita con la Francia,
probabilmente l’abbiamo affrontata in maniera un po’ troppo
presuntuosa. Quel primo tempo ha condizionato il percorso, è
mancata l’energia positiva”. Bertolini rileva che si aspettava
un “clima diverso. Abbiamo appena fatto una qualificazione al
Mondiale per nulla scontata – sotttolinea – lo dicono i numeri,
l’Italia non si era mai qualificata per due edizioni
consecutive, anzi per 20 anni era mancata. Non ho visto quasi
notizia, questa qualificazione è qualcosa di importante per far
crescere il movimento. Non dimentichiamo che la battaglia
iniziata nel 2019 per il professionismo è arrivata a compimento
nel 2022. Si sta partendo adesso e mi aspetterei più entusiasmo.
Un Europeo non fatto bene può aver fatto affievolire l’interesse
verso il nostro movimento, ma credo sia sbagliato, non si può
sempre vincere e pensare che la crescita possa dipendere dal
risultato, ma da una visione futura, dagli investimenti, ci
vorrà tempo. Anche a livello mediatico credo che sia stato fatto
un passo indietro, anche a livello di considerazione”. La ct
ricorda che “la Figc sta continuando a investire, abbiamo più
nazionali da diversi anni, in futuro ne dovremo inserire altre
ma penso che ma dovrebbe esserci più sinergia tra Figc e club.
Le società sono importanti per la nazionale perché preparano le
giocatrici, ma è la Nazionale a trainare il movimento”. (ANSA).
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