AVREBBE fatto volentieri a meno di cambiare formazione ogni partita – solo in un caso ha utilizzato gli stessi uomini, contro Siviglia e Bologna, le uniche due vittorie consecutive in questa stagione – adesso però Massimiliano Allegri dovrà scegliere, in primis un modulo di riferimento e poi i titolari, perché una rosa rinnovata in 10 elementi ha bisogno di certezze, di automatismi. Ritrovato il carattere, debellata quasi del tutto l’emergenza infortuni, con un Buffon in versione Superman, una fucina di punti – resta ancora un mistero alquanto buffo l’esclusione dal Pallone d’oro – il tecnico livornese dovrà sciogliere un dogma tattico tutt’altro che scontato: puntare su Cuadrado, splendido paradosso tattico, adattando un 4-3-3 che non permetterebbe a Morata, Pogba e Dybala di giocare nella loro posizione ideale oppure optare per il 4-3-1-2 – come ha fatto nelle ultime 2 partite – sacrificando il colombiano? Le alternative sono il «vecchio» 3-5-2 o il 4-4-2, un altro ibrido perché manca sempre all’appello un esterno sinistro di ruolo, come nel 4-3-3. La società per gennaio sta pensando a Lavezzi, in scadenza di contratto nel 2016. Sono stati frequenti negli ultimi giorni i contatti con l’entourage dell’argentino. Il Pocho non è solo un’idea. Ai piani alti di corso Galileo Ferraris vogliono vederci chiaro, aspettano risposte dalla squadra e da Mandzukic, che si è smarrito dopo Shanghai e dopo Manchester. Sembra essere rientrato il «caso» Morata, che aveva fatto arrabbiare Allegri perché aveva deciso di utilizzare due calzini diversi ed è stato costretto dal fiscalissimo Kuipers ad uniformarsi ai compagni come da regolamento, perdendo tempo. Per la delicatissima trasferta di Empoli, lo spagnolo resta in dubbio. Molto probabilmente dovrebbe restare a guardare pure Khedira (sta benone), ma non intendono rischiarlo. Ieri la squadra si è allenata nel pomeriggio a Vinovo. Sorrisi per Lichtsteiner, che ha fatto «vedere» il suo lato umano dopo il ritorno in campo bagnato da quel fantastico gol: «Prima dell’operazione al cuore, sempre molto delicata, ho pensato anche di non poter più giocare. Sono stati fondamentali il sostegno di famiglia, amici, compagni di squadra e tifosi. Ho 2 figli, uno di 5 e l’altro di 1 anno, il grande mi chiedeva perché non giocavo ed era contentissimo che passassi più tempo con loro. L’altro giorno gli ho detto che non dormivo a casa, perché riprendevo a giocare a calcio». Con buona pace di Allegri e della Juve che ha ritrovato il pendolino svizzero, non proprio uno qualunque.
Corriere dello Sport