Calcio. Fenucci: “Donadoni è il Mister giusto”

Donadoni-744x445DOTTOR FENUCCI, vi aspettavate un inizio di campionato così in salita?
«In estate Pantaleo Corvino ha fatto un lavoro importante. Sapevamo che per costruirci un futuro dovevamo puntare sui giovani: ma si sa che i giovani vivono di alti e bassi».
Siete stati anche fanalino di coda con tre punti…
«In quei giorni la cosa che mi ha fatto più male è che si gettassero ombre sul progetto: e invece il progetto continuava, e continua, ad andare avanti».
Una bella sterzata l’ha data l’arrivo di Donadoni.
«E’ la persona e l’allenatore giusto per l’idea di squadra che abbiamo. E’ riuscito in poco tempo a colmare il gap che con Delio Rossi c’era tra le prestazioni, che pure erano state discrete, e i risultati, che viceversa non arrivavano».
Siete usciti dal tunnel?
«Se devo essere sincero non credo che le difficoltà siano finite».
A 12 punti è tutta un’altra vita. Ma sabato arriva la Roma.
«Proveremo ad alzare l’asticella».
Con questa Roma?
«Ha l’organico più forte del campionato e le auguro di vincere lo scudetto. Ma noi vogliamo dare continuità al buon momento che stiamo attraversando».
Un anno fa, al suo arrivo, Joe Tacopina fece balenare l’idea dell’ottavo scudetto: ma in serie A il risveglio dal sogno è stato brusco.
«Non sono uno che vende fumo. A giugno eravamo un club neopromosso che ha deciso di confermare sei giocatori dell’organico della B. Per arrivare a certi livelli servono anni, ma serve soprattutto far crescere i fatturati: in tutti i campionati ormai le classifiche dei fatturati combaciano con quelle sportive».
Un club che vuole crescere che fa di fronte a una super offerta per Diawara?
«Se un giocatore diventa un top player, e tu non sei un top club, diventa quasi impossibile trattenerlo. L’importante, se eventualmente decidi di cederlo, è impiegare i ricavi per generare altri giocatori di valore, facendo lievitare il patrimonio del club e insieme la sua parte sportiva».
Chiuda gli occhi ed esprima un desiderio.
«Lo faccio da anni, ma purtroppo fin qui non si è mai avverato: la riforma del calcio italiano. Se la serie A, a livello di fatturati, oggi è la quarta Lega in Europa e ha perso il primato, anche agonistico, che aveva fino a dieci anni fa è perché non abbiamo saputo seguire il modello della Premier. Servono una maggiore centralità della Lega, un rafforzamento delle figure manageriali e la possibilità dei club di attingere direttamente ai mercati dei diritti televisivi, cosa che oggi l’advisor (quell’Infront al centro della bufera, ndr) impedisce».
Richiuda gli occhi: Bologna-Roma come finisce?
«Nella vecchia schedina mi giocherei l’1-X».