Calcio. Fischi a San Siro, Sinisa rosso di rabbia

Sinisa-Mihajlovic-kanal9tv.com_«CI STANNO danneggiando, non è la prima volta. Ci hanno annullato due gol regolari, non ci hanno dato un rigore. Non si può andare avanti così, ci giochiamo la vita, il comportamento degli arbitri è inaccettabile. Io non parlo mai di loro, ma certe cose non si possono tacere, non sono mica scemo». Che niente niente ce l’abbia con Valeri? Alle alogene di Mediaset Premium Sinisa Mihajlovic ha lo sguardo strapazzato, come se gli avessero scattato un flash con una lastra di basalto. Sapessi com’è strano questo clima di sfiducia a Milano. Sfiducia per gli arbitri ma anche per il Milan e per il suo capopanca. Perché i fischi, alla fine, piovono su tutti i rossoneri, belli e bruti, non escluso Sinisa, e fanno altrettanto male delle discusse decisioni arbitrali. «I tifosi sono liberi di esprimere opinioni – ammette Miha, cercando di stemperare i suoi lapilli – Fischiano quando non sono contenti. E a noi dispiace. Per loro e per la società. Ma li comprendo».

TIFOSO è anche Silvio Berlusconi: chissà se stavolta vorrà guardare negli occhi il suo tecnico, anche al telefono: vista da raggio della morte. «Con la società non abbiamo parlato, lo si fa in settimana». Negli occhi o nel cuore. Ma poi a Sinisa – anche se società decide di non commentare l’arbitraggio – nel rileggere l’amaro e inutile pareggio, si riattizza il concetto del fischio al naso: «Abbiamo avuto diverse occasioni da gol nel primo tempo, compreso un gol annullato, regolarissimo. Nella ripresa, in dieci, siamo andati vicino al gol altre due o tre volte. E poi c’era un rigore netto su Bonaventura. Certo, abbiamo preso un pareggio da polli: il fallo da rigore di De Jong c’era e così il rosso. Però noi abbiamo fatto diciotto tiri in porta…».

E IL SUCCESSO sul Verona doveva essere, senz’enfasi e al minimo sindacale, il predellino per restare sull’accelerato per l’Europa. Prima che la partita cominciasse, l’ad campale Adriano Galliani aveva insistito proprio sul concetto continentale: «Il Milan è stato costruito per l’Europa e in Europaci deve andare». Fuori le piccozze. Sul torturato tema del rapporto tra il Grande Capo e l’Allenatore, dall’Adriano erano arrivate parole neutre ma non troppo, con una vaga eco sospesa, quasi un rimprovero: «Il presidente fa il presidente da trent’anni e io faccio l’amministratore delegato da trent’anni: è normale che chi arriva da poco debba adattarsi alla nostra linea, ma tra tutto lo staff c’è unità di intenti.

C’È SOLO da adattarsi, è come quando cambi moglie e devi abituarti a nuovi equilibri». Al Milan, spiegava l’Adriano a Mediaset Premium, non si sono pentiti di avere ingaggiato il serbo, pur ammettendo che Maurizio Sarri era stato considerato. «Sa far giocare bene a calcio, poi la nostra scelta è caduta su Sinisa. Sarri è un grande allenatore con la sfortuna di non aver mai allenato in serie A fino a due anni fa, e da quest’anno allena una grande squadra. L’ho conosciuto: è uno molto, molto preparato. Così come Sinisa». Specificazione che, anche se non lo è, pare quasi forzata.