
(ANSA) – ROMA, 17 DIC – “La gente si è sempre aspettata tanto
da me. Ho cercato di ricambiare. Ho avuto degli screzi qualche
volta coi tifosi e mi dispiace. Molti non mi hanno compreso del
tutto”. Il capitano del Napoli Lorenzo Insigne si racconta a
Rivista Undici, in un numero speciale dedicato alla città
partenopea e in edicola da oggi. “Giocavo in strada, mettevamo
dei mattoncini come porte, si sapeva quando si cominciava e non
si sapeva quando si finiva. Ci sono andato anch’io alla scuola
calcio, mi hanno insegnato molte cose, non quelle che ho
imparato per la strada. Quello che era un gioco è diventato
strategia. Rispetto a Inghilterra e Spagna, siamo un Paese in
cui la tattica domina. Quando gli stranieri arrivano qui, fanno
fatica per quello. Non sono abituati”.
Il rapporto di Lorenzo Insigne con Napoli : “Un capitano –
racconta – è un garante per le persone che amano la squadra, io
credo di aver sempre assicurato che il Napoli non venisse meno
all’impegno in campo. Ho un carattere particolare. So scherzare
con tutti, ma all’inizio tengo le distanze. Per alcuni tifosi è
superbia, sembra che me la voglia tirare. È solo un
atteggiamento di difesa. Qualcuno non mi ha mai compreso al
100%. Chi mi conosce davvero, sa come sono fatto”. E gli
allenatori della sua carriera? “Zeman – ricorda Insigne – è
stato decisivo, il primo a credere in me. Benítez mi ha
completato: avevo sempre pensato che per me il calcio fosse solo
attaccare. Il calcio con Sarri è gioia: mi sono divertito tanto
in 3 anni, ci è solo rimasta la delusione di non aver vinto lo
scudetto.Ancelotti? Non è vero che non ci siamo presi. Avevamo
idee diverse, questo sì, su cose di campo. A Gattuso devo tanto.
Dopo gli anni di Ancelotti è stato bravo a farmi tornare sui
miei passi e a rimotivarmi. Spalletti è una personalità forte:
ci ha restituito consapevolezza nella nostra forza”. L’azzurro
chiude parlando della sua passione per il calcio: “Se dovessi
comprare un biglietto, lo farei per una finale di Champions. Una
squadra che mi piace guardare sempre è il City. Il calcio di
Guardiola è imperdibile dai tempi di Barcellona. La sua finale
perfetta di Champions sarebbe contro il Liverpool. Alla fine, in
tv, non ne me perdo una”. (ANSA).
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