Una notte di follia non può cancellare quattro mesi di sorrisi. Il 22 novembre, dopo il 4-0 al Frosinone, l’Inter (tutta l’Inter, Mancini compreso) si è messa in posa davanti alla fotocamera e si è regalata uno scatto di felicità: in 27 a mostrare il proprio volto gaudente, la maggior parte con indice e pollice della mano destra a formare una “V” sul mento. È il gesto dell’#EpicBrozo, diventato l’emblema di una famiglia felice che oggi deve far fronte al primo vero grande problema della stagione. Che non è la sconfitta con la Lazio, matutto quello che è venuto dopo.
L’EpicBrozo, gesto simbolico, si ripete spesso dopo i gol, come a Udine, o nei selfie scattati alla cena natalizia, quella in cui viene fuori ancora una volta un gruppo compatto. “Dopo la Juventus mi sono convinto – ha detto Felipe Melo l’8 dicembre, appena dodici giorni fa -. Ho vinto il Triplete al Galatasaray e non eravamo i più forti, ma eravamo una famiglia. Come lo è l’Inter: ventitré, ventiquattro giocatori che hanno lo stesso obiettivo e pensano a lottare, ad aiutare il compagno e vincere. È questo che fa una grande squadra”. Quella famiglia che regala a Montoya un applauso commovente alla fine di Udinese-Inter, la notte del suo esordio in campionato.
La Gazzetta dello Sport