Il corpo è il nostro manifesto: lo puoi tinteggiare come vuoi. Per capirci: Jeison Murillo detto Il Muro 2.0 (post Samuel), tipo educatamente tosto, sul proprio interno avambraccio ha tatuato un nome. Quello del papà, Jose James. “Il pane a casa non mancava, papà faceva l’imprenditore ma eravamo in tanti e non è stato facile portare avanti una famiglia numerosa”. Il Muro dell’Inter è un Giovane Adulto di 23 anni che decide di raccontarsi: “Ho sempre voluto fare il calciatore. Fin dai tempi in cui io, piccolo piccolo, venni raggiunto dall’Inter prima di diventare interista veramente”.
Storie di Inter Campus. E di guerrieri. Apparentemente lei è tranquillo, posato, riflessivo. Poi?
“Credo di essere più maturo dei miei 23 anni, sono il sesto di sei figli e nel crescere dentro una famiglia splendida secondo una vita umile si capiscono molte cose. E forse ci si sviluppa prima”.
“Credo di essere più maturo dei miei 23 anni, sono il sesto di sei figli e nel crescere dentro una famiglia splendida secondo una vita umile si capiscono molte cose. E forse ci si sviluppa prima”.
Lei però, in campo, si trasforma davvero.
“Sì sì. Perché quando sei dentro alla battaglia la tua cabeza, la testa, cambia. E lì divento un guerriero: bisogna lottare, guadagnarsi ogni cosa. Detto questo, sono poi sempre un chico, un ragazzo che ama vivere bene, molto e con semplicità”.
“Sì sì. Perché quando sei dentro alla battaglia la tua cabeza, la testa, cambia. E lì divento un guerriero: bisogna lottare, guadagnarsi ogni cosa. Detto questo, sono poi sempre un chico, un ragazzo che ama vivere bene, molto e con semplicità”.
Quando dicono che l’Inter gioca male cosa pensa?
“Penso al primo posto”.
“Penso al primo posto”.
Sta contando, e pesando molto, la perfetta “connection” con Miranda. Come ci siete riusciti in sei mesi?
“Semplicemente ci capiamo al volo”.
“Semplicemente ci capiamo al volo”.
La Gazzetta dello Sport