«SCUDETTO? Una faccenda per Roma e Napoli. Noi puntiamo al terzo posto. Sappiamo di dover crescere ancora. Con sette o otto giocatori giovani capita che si facciano errori. Però aver vinto qui, su questo campo non facile, è una bella cosa». La ridondanza essenziale della settima vittoria per 1-0, il Falconiere dell’Esino rimette il cappuccio al suo istinto predatore e si trasforma in Roberto Mancini, funambolo della modulistica ad assetto variabile. Come il 3-5-2 orchestrato a Torino senza alluci balcanici in partenza: «Si è lavorato bene su un modulo che non ci facesse sentire a disagio di fronte a un Toro che ci avrebbe impegnato di suo. Però – sorride lo jesino – quei 6’ di recupero non li danno nemmeno all’Old Trafford col Manchester United che perde…».
IL MANCIO ha un cantiere vivo e in divenire sotto gli occhi quasi stupiti. Ma vede benissimo – e soprattutto – le cose che non vanno: «Nella ripresa non abbiamo sfruttato le occasioni del raddoppio. Poi abbiamo sofferto. Troppo. Dobbiamo cambiare ancora delle cose». E a chi continua a storcere il naso sul gioco non afrodisiaco della Beneamata, il tecnico dice una cosa che pensano tutti i tifosi dell’Inter, non solo quelli di bocca buona: «Meglio brutti ma vincenti…». Poi, dato a Kondogbia quello che è di Kondogbia («È cresciuto, gol a parte. Ma è giovane e di lui vanno accettate anche le cose meno positive») il Mancio si mostra quasi infastidito, alle alogene di Mediaset Premium, quando gli si chiede di Icardi e della sostituzione con Perisic: «Bisogna per forza trovarci una polemica? Non ho dato alcun segnale a Mauro: era stanco, mi serviva uno più fresco. Oggi ha fatto quello che doveva fare. Gli manca il gol? Vedrete, alla fine segnerà più di tutti». La scelta di Palacio: «Finché il suo fiato e le sue gambe hanno tenuto, è stato molto importante». E poi via, verso altre mirabolanti avventure, finanche modulistiche all’insegna della relatività: «Il 3-5-2 a specchio? Lo avessimo utilizzato con la Roma sarebbe finita non 1-0 per noi, ma 3-0 per loro». E a chi lo incalza su Pirlo, il Falconiere si fa pedale del freno: «Mai parlato con lui e lui non ha mai avuto offerte da noi».
TRA LE PAROLE in parata dei giocatori, squillano quelle di Kondogbia: «Segnando mi sono tolto un peso». D’Ambrosio: «Bravi e cinici. Siamo primi con orgoglio». Nagatomo: «Il nostro gol era uno schema. Io mi faccio sempre trovare pronto». Handanovic oltre alla porta chiude anche il cerchio delle esternazioni: «Tre punti fondamentali. Non pensiamo allo scudetto, adesso è inutile. Cerchiamo di restare così, umili e uniti».
La Gazzetta dello sport