Calcio. Rebus Icardi, Mancio chiama Pirlo

mancini_1061543650x438CONCILIAZIONE in barricata e per ragion di stato nerazzurra: dopo la piccata esternazione di Maurito Icardi nel dopo Bologna-Inter («Segno meno di prima perché mi arrivano pochi palloni») e l’offesa reazione di Roberto Mancini, punto sul vivo del suo amor proprio tattico, è tempo che i due tornino se non a strizzarsi l’occhiolino, almeno a normalizzare in rapporti. Per carità, nulla di complesso, tutto può rientrare nell’alveo senza duelli e costate al primo sangue: Mancini, per la struggente e savia follia del volo nerazzuro, ha bisogno di un Icardi sereno e segnante. Quest’ultimo ha bisogno di Mancini e delle sue parole franche: quand’era in piena stipsi realizzativa, il punteruolo italo-argentino non può non avere apprezzato gli incoraggiamenti sobrii ma sentiti del tecnico. Che vadano in pace. Con l’Atalanta rivedremo Icardi al suo posto, con la raccomandazione di perfezionare l’intesa con Jovetic anche nella fase Rem. Fosse così semplice… sognare forse.

MA NEI GIORNI di preparazione del confronto di mezzodì e mezzo con il Toro
chez soi, tiene banco una suggestione quasi stordente: il ritorno all’Inter di Andrea Pirlo. Dicono che Mancini abbia da tempo caldeggiato questa opportunità fascinosa, con l’avallo di Erick Thohir (cosa non avallerebbe E.T. al Falconiere dell’Esino?): si tratterebbe di avere il totemico bresciano – che allo stato della sua arte presta servizio al New York City ed è diventato più americano della gomma del ponte – in un prestito limitato al tempo della sosta invernale della League statunitense. Chiamolo un prestito breve, magari con diritto di rimpianto. Un prestito invernale. Come fece il Milan con Beckham sette anni or sono.Non solo per un mero gioco d’immagine. Ammesso e non concesso che a Pirlo piaccia tornare sul Naviglio. Quando l’Andrea aveva diciannove anni e capitava che gli rubassero il rolex dal polso mentre usciva da una lavanderia automatica (scena molto newyorkese ma anche molto milanese) all’Inter lui scoprì di sentirsi genio più che mai incompreso e otturato. Così ricominciando dalla Reggiana e dal suo Brescia, Pirlo approdò al Milan e il resto si sa. Al mercato di gennaio non è che Mancini si presenti solo – passi l’immagine prosaica – con un Pirlo in testa: anche Radamel Falcao. L’attaccante, nel Chelsea derelitto di questi tempi non è che sia euforico: cambiare aria gli farebbe bene, e se anche il suo ginocchio umorale è d’accordo, Falcao potrebbe svernare a Meneghinia con profitto reciproco…

Corriere dello Sport