Calcio: Sara Gama “con professionismo tutele e crescita per noi”

(ANSA) – ROMA, 03 MAG – “Sono orgogliosa di aver contribuito
alla crescita del calcio femminile”. Sara Gama, capitana della
Juventus e della Nazionale è la sesta giocatrice a entrare nella
Hall of fame del calcio italiano: è uno dei simboli del pallone
declinato al femminile e non ha certo intenzione di fermarsi.
    Gama, che è anche vicepresidente AIC ed ex consigliera federale,
raccoglie l’eredità di Morace, Panico, Gabbiadini, Vignotto e
Bertolini. Un riconoscimento che risale a due anni fa, ma che a
causa della pandemia le verrà consegnato – insieme a Barbara
Bonansea, entrata pochi mesi fa – a fine mese: “Sono orgogliosa,
significa che ho fatto delle cose buone e mi piace pensare di
averle fatte sia dentro che fuori dal campo, dando il mio
contributo alla crescita del nostro sport”. Nel 2019 Forbes la
inserisce tra le cento donne più influenti d’Italia, l’anno dopo
viene eletta vicepresidente dell’AIC, prima donna della storia a
ricoprire questo incarico, e nel 2021 entra nella Commissione
Nazionale Atleti del CONI. “Non mi spaventa avere delle
responsabilità – aggiunge – l’ho sempre considerato un grande
onore”.
    Con la Nazionale ora la sfida con gli europei: “Vogliamo
dimostrare la nostra forza all’Europeo e poi a settembre andare
a prenderci la qualificazione mondiale. Ci meritiamo questi
palcoscenici”. Le basi per andare avanti ci sono, e adesso con
la svolta del professionismo molto cambierà. “Le calciatrici che
giocano e quelle che giocheranno potranno contare su tutele
riconosciute, come l’assicurazione e la pensione, è questo il
motore che ci ha spinto a lottare per ottenere quello che ci
spettava. Dall’altra avremo l’opportunità di lanciare
definitivamente questa disciplina, che è una parte del sistema
calcio con enormi potenzialità non ancora sfruttate, investendo
per poter competere ai massimi livelli e puntare alla vittoria.
    Entrambi gli aspetti hanno un valore enorme e favoriranno lo
sviluppo del nostro sport, che andrà a beneficio di tutti, non
solo delle atlete. Professionismo vuol dire questo”. (ANSA).
   


Fonte originale: Leggi ora la fonte