COME SE nulla fosse accaduto. La Roma che non sa più vincere, fragile nella testa e nelle gambe nonostante l’impegno, pareggia contro la peggiore di tutte e chiude tra i fischi. Più o meno, lo stesso affresco cupo delle ultime partite di Garcia. L’effetto Spalletti dunque, non c’è stato, anche se il tecnico aveva provato, alla vigilia, a stimolare squadra e ambiente con una grintosa conferenza stampa di presentazione.
Stadio semivuoto, squadra lenta e incline all’errore, gambe che non girano e la crisi di Dzeko, i punti cardine sui quali Spalletti dovrà lavorare. Lui, in effetti, ci ha messo del suo azzardando l’impiego di Castan dal primo minuto. Il motivo è plausibile, l’esito disastroso. La Roma, con Manolas e Ruediger, ha evidenziato enormi problemi nella partenza dell’azione. Castan, piedi buoni, avrebbe le caratteristiche per risolverli, ma alla prova dei fatt, s’è dimostrato ancora una volta lontano da una condizione spendibile.
E così Wszloek l’ha fatto a fette più volte, così come Rebic, al punto che il vantaggio della Roma, firmato da Nainggolan dopo un’invenzione di tacco di De Rossi, è evaporato per un intervento in area su Rebic dello stesso difensore brasiliano, che s’è tramutato in un rigore severo ma giusto. I due pali della Roma (Salah e Dzeko), quello di Wszolek, raccontano di una partita aperta, nella quale spiccano anche un paio di salvataggi di Szczesny, bravo a metter toppa a un paio di indecisioni di Castan. Sarebbe un errore grave però, racchiudere tutto nella prova del difensore centrale. Dzeko è in crisi nera e fallisce gol facili, Pjanic non gira come dovrebbe, la squadra sbaglia molto, troppo, anche per una condizione fisica precaria, già denunciata da Garcia. E non è un caso che Spalletti alla fine dirà: «Se riuscissimo a far valere la nostra caratura tecnica si evidenzierebbe meno la forma fisica…».
