Mentre Calenda chiede al Partito Democratico di scegliere tra Azione e i 5stelle, anche in vista delle regionali in Lazio e Lombardia, in Puglia Azione siede nella maggioranza di Emiliano con Pd, 5stelle, articolo1 e Fratoianni e Bonelli. Sia il capogruppo in consiglio regionale, Massimiliano Stellato, che il direttore generale dell’Arpal, Massimo Cassano, entrambi aderenti ad Azione e candidati alle politiche nel terzo polo, restano in maggioranza con Emiliano. Eppure proprio questa mattina il leader del terzo polo, Carlo Calenda, ha inviato una lettera al Partito Democratico chiedendo ancora una volta un’alleanza ai dem a patto di romperla con i grillini.
Nella lettera al Pd Calenda rivendica, da progressista per l’emancipazione quale si definisce, la proposta di dare spazio, per le offerte ai percettori del reddito di cittadinanza, alle agenzie private per le politiche attive del lavoro. Eppure proprio il suo candidato Massimo Cassano è direttore generale dell’agenzia pubblica regionale. La Puglia infatti anziché far gestire i centri per l’impiego agli assessorati, come in altre regioni, ha creato un’agenzia ad hoc, alla pari delle altre decine tra agenzie e società controllate della Regione utili per moltiplicare i posti e le poltrone per la maggioranza.
Perché poi questi posti vengono sempre distribuiti e occupati per spartizione politica. L’ex sottosegretario di Forza Italia Cassano alle regionali 2018 aveva costruito la lista “Popolari con Emiliano”, da allora presente in tutta la Puglia. E così quando nel 2018 Emiliano istituì l’agenzia per il lavoro, decise di affidarla a lui, genero della famiglia De Gennaro (quelli che gli riempirono la famosa vasca da bagno con le cozze pelose). Quando i 5 stelle, ancora all’opposizione, rilevarono che era incompatibile la figura di commissario, la giunta aprì un bando per nominare il direttore generale. Ma su 33 partecipanti, fu nominato sempre Cassano.
In vista delle elezioni politiche, però Cassano, non avendo trovato posto in lista nel Pd (come raccontato da Francesco Boccia) ha bussato alla Lega e, chiuse anche quelle porte, ha partecipato alla convention di presentazione della lista di Di Maio. Capito che non sarebbe stato un grande successo è finito in Azione, grazie alla vecchia conoscenza con Mara Carfagna. Appena deciso di candidarlo, per rispondere alle polemiche sollevate dai circoli pugliesi di Azione e Italia Viva contrari all’accordo con gli uomini del governatore, Calenda scrisse “per sconfiggere Emiliano sono disposto a candidare anche Sauron e Thanaos”.
Cassano inviò questa nota: “Da oggi in poi metto a disposizione di Azione la mia esperienza e la rete di amministratori. Sono di questo convinto ed ovviamente tutte le mie scelte politiche sono conseguenti e conformi alle iniziative ed alle posizioni che Carlo Calenda assumerà nel panorama nazionale e regionale a cominciare dalla mia collocazione all’opposizione del governo regionale”. Tutti in Puglia sapevano che non era cosi, e infatti mentre Renzi attaccava Emiliano in campagna elettorale mai una parola da Cassano contro il governatore, che a sua volta ha sempre difeso Cassano e invitato persino a votare Azione. A quel punto Francesco Boccia e il segretario regionale del Pd Lacarra hanno chiesto a Cassano di dimettersi dall’agenzia regionale. “Evidentemente – disse Boccia – Calenda l’ha trovato nel mercato degli svincolati ed i mercenari di solito si accasano in base a quello che gli si promette. Dovete chiedere a Calenda qual è il motivo per cui Cassano corre per lui. Mi auguro abbia il buon gusto di dimettersi e di passare all’opposizione perché quello penso sia il posto giusto per lui“. Lui di tutta risposta ha continuato a fare le assunzioni publiche firmando i contratti in piana campagna elettorale, compreso a diversi parenti stretti e aderenti alla sua lista (come svelato da Massimiliano Scagliarini su La Gazzetta del Mezzogiorno).
Boccia e Calenda fanno finta di nulla
Ma oggi, a elezioni concluse, con Cassano non eletto (ma ha annunciato di voler chiedere riconteggio), è arrivata in consiglio regionale la proposta del Pd per la sua decadenza dall’Arpal. Ovviamente con la solita soluzione Pd: anziché un solo direttore generale, un consiglio di amministrazione di 5 persone. Togliamo Cassano e moltiplichiamo le poltrone. Ma Emiliano, pur di non toccare il candidato di Calenda, ieri in una riunione di maggioranza ha chiesto di rimandare la proposta, di fatto affossandola, per sostituire tutti i direttori delle agenzie regionali pugliesi con un cda a 5. Così da accontentare anche i 5 stelle, che nel frattempo dopo i voti presi da Conte in Puglia, battono cassa reclamando posti da Emiliano.
La cosa incredibile è che alla riunione di maggioranza hanno partecipato anche gli uomini di Azione, compreso il capogruppo Stellato lui stesso candidato nel terzo polo alle politiche, e quindi ufficializzando che Azione fa parte della maggioranza di Emiliano. Smentendo nei fatti quanto dichiarato da Calenda e Cassano in campagna elettorale, cioè che erano passati all’opposizione, e dando ragione a chi aveva sempre detto che era una mossa di Emiliano che notoriamente piazza i suoi in tutti i partiti e correnti per controllarle.
Così oggi, al momento del voto, il Pd ha chiesto un rinvio della sua stessa proposta di legge, trovando il parere favorevole della maggioranza di Emiliano di cui fanno parte anche 5stelle, articolo1, i cocomeri e Azione.
Nel silenzio sia di Boccia che di Calenda che fanno finta di niente.
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