«A Riccione servono imprenditori lungimiranti che pensino a livello internazionale e non a far semplice concorrenza al vicino. Bisogna ragionare in termini globali. Purtroppo vedo una città che procede con il freno a mano tirato e poca innovazione». Simone Coscia, riccionese, ha lavorato per 8 anni per una grande azienda bolognese girando il mondo, poi ha trovato casa a Ibiza. «Ho scelto di vivere nella parte vecchia al Castello, lavorando per una azienda che ha quattro ristoranti».
Sul divertimento cosa possiamo imparare?
«Innanzitutto qui si lavora ed è pieno di turisti anche con le discoteche chiuse. Attenzione ai paragoni. Quest’isola offre tanto ed è unica dal mare alle calette fino al paesaggio meraviglioso».
Un paradiso per i romagnoli che vogliono investire.
«Non è così. Ne ho visti tanti convinti che fosse tutto facile, bastava aprire una attività. Sei mesi dopo sono falliti. Anche qui va studiato il prodotto giusto da offrire, ma non c’è dubbio che le opportunità ci sono. Il turismo è internazionale fatto di nord americani, europei e inglesi. Una colazione la puoi pagare 2,20 euro o 22. E le presenze crescono continuamente da sei anni a questa parte. Se ci sai fare hai buone possibilità, soprattutto gli italiani che hanno una professionalità mediamente più alta rispetto ad altri».
Perché Ibiza funziona?
«Voglio dare un dato: in agosto dall’aeroporto decollava un aereo ogni tre minuti».
Tornerebbe a investire a Riccione?
«No, per la troppa burocrazia e per la tipologia del turismo. In Riviera servirebbe un aeroporto, mancano collegamenti e tanto altro». Il Resto del Carlino
