Cancel culture e talebani: il discorso di Renzi contro il conformismo

Ormai da qualche tempo dagli Stati Uniti avanza la cancel culture, sospinta dai rigurgiti antidemocratici di chi si fregia di essere tutore della democrazia ma che spinge per cancellare la storia così com’è avvenuta, così com’è stata scritta. È il principio sul quale si basa l’ideologia woke, che sta prendendo piede anche nel nostro Paese, quella che chiede la cancellazione dei monumenti e delle strutture risalenti al Ventennio, quella che appoggia gli atti vandalici compiuti contro personaggi che, a detta dei sostenitori, sconfinano da ciò che il pensiero revisionista prevede. E così, mentre in America si abbattono le statue di Cristoforo Colombo, in Italia si imbrattano quelle di Indro Montanelli. Di questa follia colturale ha parlato Matteo Renzi durante un intervento a Ercolano, in provincia di Napoli, mettendo in evidenza un parallelismo tra la cancel culture woke e i talebani.

Il conformismo americano, a cui fa seguito l’ostracismo del pensiero divergente, spiega Matteo Renzi, “porta a dire che bisogna revisionare nella vita di tutti i giorni sulla base dell’occhio dell’attualità. Quindi si propone di mettere in soffitta Shakespeare perché utilizza parole politicamente scorrette. Qualcuno dice che dovremmo cancellare il riferimento a Cristoforo Colombo e qualcuno ha contestato i grandi padri della storia americana, come Washington. È arrivato qualcuno che ha preteso di cancellare Dostoyévskiy all’inizio della guerra in Ucraina“, spiega il leader di Italia viva.

Quindi, Renzi ha aggiunto: “La cancel culture è il tentativo di distruggere la nostra storia. Ma sono due cose che non possono stare insieme“. Poi, il leader di Italia viva fa un parallelismo molto forte: “La cultura si può cancellare con il conformismo americano e si può cancellare con le bombe. Vi ricordate i talebani cosa hanno fatto come prima cosa? Hanno buttato giù le statue del Buddha. Così come i talebani buttano giù le statue perché la loro visione estremista religiosa impedisce di riconosce la bellezza dell’arte in un simbolo che non appartiene alla loro cultura, così quei professori che vogliono distruggere Shakespeare o Dante Alighieri, allo stesso modo distruggono la nostra identità“.

Matteo Renzi, quindi, riporta il caso di Salman Rushdie, che “nei giorni immediatamente successivi all’11 settembre scrisse: ‘Il fondamentalista crede che noi non crediamo in nulla. Nella sua visione del mondo lui ha le certezze assolute, mentre noi siamo affondati in indulgenze sibaritiche. Per dimostrare che lui si sbaglia, dobbiamo prima saperlo noi che lui si sbaglia. Dobbiamo essere d’accordo su ciò che conta’“. E poi prosegue, sempre leggendo Rushdie: “Non con la guerra, ma con il modo in cui sceglieremo di vivere senza paura, noi li sconfiggeremo. Come sconfiggere il terrorismo? Non lasciandosi terrorizzare. Non lasciate che la paura domini la vostra vista, anche se provate paura“. Al termine delle parole dello scrittore, Renzi commenta: “Queste parole ci fanno capire che chi propone di cancellare la cultura fa del male non semplicemente alla cultura ma a noi stessi“.


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