Il non più così fantomatico Confuorti ha fatto scrivere dal suo avvocato di aver ricevuto preciso mandato dalle più alte istituzioni sammarinesi. Se ciò non è vero il governo si affretti a denunciare chi ha parlato diffamando la Repubblica.
Chi ha la ragione dalla propria parte spesso non denuncia ma cerca un canale di comunicazione con il proprio interlocutore. Specie quando l’interlocutore è il rappresentante di uno Stato estero dove si aveva l’ambizione di portare avanti un incarico prestigioso come quello di ristrutturare il suo sistema FInanziario.
Se dalle fila dell’opposizione si sono alzate delle voci critiche che hanno fatto emergere l’esistenza di realtà poco chiare se non decisamente opache, sarebbe stato sufficiente in assenza di elementi che potessero confermarle, dare un contributo per dissipare una volta e per tutte i dubbi che piano piano stavano emergendo.
Evidentemente invece non essendo possibile fare chiarezza si è voluta calare subito la carta della diffamazione che da un lato serve a nascondersi dietro il paravento della difesa della propria onorabilità e, dall’altra, mette a dura prova chi la denuncia la subisce perché si pone l’altro nelle condizioni di non essere più in grado di giocare la partita.
Non basta infatti il coraggio, ce ne vuole tanto a scoperchiare certi calderoni, ma occorre avere i soldi per far fronte alle spese e pagarsi gli avvocati e spesso si finisce per mettere a repentaglio il proprio patrimonio e quello della propria famiglia (poco o molto che sia).
Finendo nella maggior parte dei casi per dover lasciar perdere. Accade ogni giorno ai giornalisti che posti nelle condizioni di non poter più scrivere si trovano costretti a lasciare campo libero a chi conosce bene le dinamiche di questo giochino. L’antidoto d’altra parte non si sa dove trovarlo.
A meno che uno Stato intero, quello che è stato aggredito, non decida – finalmente di far quadrato e rispedire indietro chi ha mostrato di avere intenzioni fin troppo bellicose.
Per quanto uno possa simpatizzare con le intenzioni di Adesso sm, in buona fede democratica, non appare più ragionevole la decisione di continuare a restare alla finestra aspettando di vedere come si concluderà l’indagine sul caso titoli e su tutti gli altri filoni.
Ora il non più così fantomatico Confuorti ha fatto scrivere dal suo avvocato di aver ricevuto preciso mandato dalle più alte istituzioni sammarinesi di ristrutturare il sistema finanziario e di aver agito, nel 2017, più che legittimamente.
Se ciò non è vero il governo si affretti a denunciare chi ha parlato diffamando la Repubblica e le sue istituzioni.
Considerando anche come non abbia perso tempo a dare mandato all’avvocatura dello stato di verificare se vi siano elementi per denunciare Dim per i suoi comunicati usciti dopo la pubblicazione dell’articolo su Savorelli dal Corsera. Occorre decidere una buona volta se stare dalla parte di chi il Paese lo difende o da quella di chi invece lo attacca senza pietà.
L’impressione è che i cannoni siano girati dalla parte sbagliata. La RepubblicaSM