La voce gira da tempo ma ieri pomeriggio diversi consiglieri all’uscita da Palazzo la davano come cosa certa: “È fatta. Giardi e Giancecchi hanno chiuso l’accordo: entrano nella Democrazia cristiana”.
William Giardi e Remo Giancecchi sono capogruppo e consigliere dell’Unione per la Repubblica.
Le gole profonde di Palazzo assicurano che i due, in rotta con i vertici del proprio partito, siano pronti a lasciare il proprio gruppo consigliare già nei prossimi giorni per rimpolpare le fila della Dc e della maggioranza.
Un accordo, sempre stando alle indiscrezioni, portato avanti da tempo dai vertici di Via delle Scalette e in particolare dal segretario Marco Gatti che in questo modo otterrebbero un triplo vantaggio.
Da un lato il Pdcs avrebbe due voti assicurati in più in vista dell’imminente passaggio in seconda lettura della variante al Prg per costruire il Polo del lusso a Rovereta. Per dare il via libera alla legge occorrono infatti 40 voti, contro i 33 di Dc-Ns,
Psd e Ap. Il progetto, nessuno lo ha mai nascosto, è strategico per maggioranza e governo che hanno un estremo bisogno di contro bilanciare l’emorragia di aziende e posti di lavoro che ancora oggi continua. La legge doveva in teoria essere discussa già in questa sessione consigliare ma è stata fatta slittare a causa della mancata firma dell’accordo tra Governo e investitori che deve essere votato insieme alla legge. Ma come ha spiegato il segretario Antonella Mularoni ora la firma è imminente e tra mercoledì e giovedì l’Ufficio di presidenza si riunirà per convocare un’apposita seduta straordinaria ad agosto. Già si parla di tre giorni di Consiglio tra lunedì 3 e mercoledì 5.
In secondo luogo la Dc assesterebbe in questo modo un duro corpo al progetto politico che Upr e Ap stanno instaurando da qualche mese. L’addio di Giardi e Giancecchi potrebbe causare un danno di immagine alle due forze politiche e quindi un effetto domino che allontanerebbe altri soggetti oggi in bilico, vedi Noi sammarinesi.
Anche se ufficialmente viene negato, la Dc non vede affatto di buon occhio ciò che sta nascendo perché oltre che concorrenti – in larga parte l’elettorato a cui guardano è lo stesso – alle prossime elezioni potrebbero essere avversari. Per cui affondare il programma che Marco Podeschi, Nicola Renzi e soci stanno costruendo vuol dire ridurre al lumicino la possibilità che si crei un’alleanza forte anti Dc.
Il terzo vantaggio è strettamente legato al matrimonio che Psd e Ps hanno annunciato in questi giorni e che nasconde – al di là delle dichiarazioni pubbliche – lo zampino di Marco Gatti e soci.
Questo, insieme all’arrivo dei due transfughi Upr, consentirebbe di rendere ininfluenti Ap e Ns e neutralizzare così i loro veti tanto odiati dai big della coalizione.
Pallottoliere alla mano la Dc allargata meno i due di Ns avrebbe 21 consiglieri che sommati ai 9 del Psd fa 30. L’appoggio dei 6 del Ps porta il conto a 36, 34 se escludiamo i due Reggenti.
Fantapolitica? Niente affatto.
“Ci sono divergenze all’interno dell’Upr che a breve verranno chiarite – commenta sibillino William Giardi – La mia idea è quella della creazione di un grande polo di centro e in questo progetto non dovremmo confrontarci esclusivamente Alleanza popolare”. Mentre è noto che la dirigenza Upr spinga per chiudere a breve l’alleanza con Ap.
“Non nascondo che ci sono divergenze su quello che sta facendo il partito – gli fa eco Giancecchi – ovvero l’accelerazione del progetto con Ap. Ben venga il polo di centro per semplificare il quadro politico – puntualizza – ma parlando con tutti prima di prendere decisioni. Invece è stato fatto poco o nulla in questo senso”. Sull’ipotesi di migrazione in maggioranza il consigliere spiega che “non è escluso niente ma è un discorso prematuro. Dipende da come procedono le cose”.
“Abbiamo un dialogo aperto con tutti, anche con l’Upr – spiega dal canto suo Marco Gatti – che ha aperto questo percorso con Ap che abbiamo già detto non vogliamo ostacolare perché ha un suo valore”. Il numero uno degli scudocrociati assicura che “non c’è trattativa con nessuno” ma che “le nostre porte restano aperte al dialogo e al confronto con i partiti di centro per cercare una sintesi. Detto questo – continua – se ci sono delle persone a tutti i livelli che vedono nel percorso che la Dc ha fatto fino ad oggi la possibilità di costruire un progetto politico insieme siamo disponibilissimi a metterci in gioco per confrontarci e cercare una sintesi comune”.
E il cerchio si chiude.
Davide Giardi, La Tribuna