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  • Capitolo 2: Antonella Mularoni al fianco di Gatti (che oggi si vergogna di quelle azioni) nell’esercitare “ingerenze e pressioni” su Bcsm. RF “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo? 

    Capitolo 2: Antonella Mularoni al fianco di Gatti (che oggi si vergogna di quelle azioni) nell’esercitare “ingerenze e pressioni” su Bcsm. Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo? 

    Le “puntate” precedenti:
    Capitolo 1: Antonella Mularoni e la “cacciata” di Caringi durante l’ispezione a Banca Partner

    Se, come abbiamo ricordato ieri nel “Capitolo 1” di questa -chiamiamola- “inchiesta” incentrata su fatti accertati, concreti, reali capaci di infondere dubbi su precise e talvolta pesanti responsabilità politiche di membri di primo piano di Repubblica Futura (già Alleanza Popolare) nell’affermazione di quella per ora presunta associazione a delinquere nota come “Cricca”, abbiamo ricostruito la prima vicenda relativa alla “cacciata” di Stefano Caringi dalla Vigilanza di Bcsm durante una ispezione avviata nei confronti di Banca Partner e le successive dimissioni di Presidente, Biagio Bossone, e di Direttore Generale, Luca Papi, oggi chiudiamo quel capitolo ricordando un altro tassello che, seppure indirettamente, potrebbe essere utile per completare il quadro di quegli anni, di quella azione indicata come il primo atto di una serie di iniziative politiche che poi, nel concreto, sembrano essersi rivelate decisive nella scalata “sovversiva” che ha portato la “Cricca” a controllare Banca Centrale di San Marino e quindi “governare” l’intero sistema bancario del Titano nella seconda metà del decennio scorso.

    A svelare la vicenda che approfondiremo oggi furono nientemeno che Papi e Bossone, in una lunga lettera suscitata dai Capitani Reggenti dell’epoca, Francesco Mussoni e Stefano Palmieri, i quali -rilevando una grande forza nelle accuse che i due avevano rivolto alla politica, al governo nella precedente e “velenosa” lettera di dimissioni- invitarono i due dimissionari a rappresentare in Consiglio Grande e Generale le motivazioni della drastica scelta di abbandonare l’incarico ai vertici di Bcsm.

    A questo invito della più alta carica dello Stato fece seguito una risposta scritta di ben nove pagine, inviata a mezzo “Raccomandata A/R” su carta intestata di Bcsm, firmata da Papi e Bossone, ritirata dall’allora Dirigente della Segreteria Istituzionale, come si evince dalla ricevuta di effettuata consegna. E qui, in questo documento, emerge -fra gli altri- un ruolo che nella vicenda ha avuto il consigliere di Repubblica Futura, all’epoca Segretario di Stato agli Affari Esteri, Antonella Mularoni, la quale poi -come visto ieri nel “Capitolo 1” di questo ampio approfondimento- ebbe un evidente ruolo nella “cacciata” da Bcsm del dirigente della Vigilanza avvenuta -casualmente?- all’indomani dell’avvio di una ispezione presso Banca Partner (poi fusa con Credito Industriale Sammarinese in Banca CIS).

    A pagina sette e otto, Papi e Bossone vanno a descrivere le “circostanze riconducibili alle ingerenze e pressioni sulla Banca Centrale” citate nella lettera di dimissioni e capaci di indurre l’Ecc.ma Reggenza a richiedere ulteriori dettagli. “…primavera-autunno 2009 -si legge nelle nove pagine di ‘relazione’-: nel corso di una complessa istruttoria in cui si analizzava, sotto il profilo della stabilità, la situazione tecnica della ‘Società vigilata A’, al fine di valutare l’eventuale adozione di provvedimenti di rigore, il ‘Segretario di Stato Alfa’ esercitava pressioni affinché la società venisse lasciata in bonis e sottolineava l’inopportunità di fare segnalazioni all’Autorità Giudiziaria. In un’occasione, convocava una riunione presso la Banca Centrale alla quale parteciparono, oltre ai rappresentanti della Vigilanza e del vigilato anche il ‘Segretario di Stato Alfa’ e il Segretario di Stato Beta’. La Vigilanza ha comunque portato avanti l’ispezione e adottato i provvedimenti ritenuti adeguati”.

    Restò per anni il mistero su chi fossero i Segretari Alfa e Beta. Si rincorsero voci prive di ogni autorevolezza che, però, restarono mere “chiacchiere” per anni e anni. Finchè, un giorno, dalla “cassaforte” di Bcsm, spuntò una busta che incuriosì il nuovo gruppo dirigente… Venne aperta e si scoprì che conteneva una sorta di “legenda” da allegare alle nove pagine di “relazione” che Papi e Bossone produssero ai capitani Reggenti anni prima. Una legenda che svelava l’identità di “Segretario Alfa” e “Segretario Beta”, risolvendo quel mistero che aleggiava da anni e finendo nelle mani dei Commissari che stavano indagando nell’ambito dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta.. Ma procediamo per gradi…

    E lo facciamo iniziando a sfogliare la relazione conclusiva della “Commissione Consiliare d’inchiesta su presunte responsabilità politiche o amministrative che hanno coinvolto la Società Credito Industriale Sammarinese Banca CIS e sulle crisi bancarie” istituita con “Legge Costituzionale n.2/2019”. Di quanto denunciato dai vertici all’epoca dimissionari di Bcsm si parla da pagina 59, dove inizia un capitolo intitolato “La prima ispezione di Bcsm in Banca Partner” spiegando che viene disposta il 21 gennaio 2010 e nella stessa data “comunicata al soggetto vigilato”, per chiudersi “il 28 giugno dello stesso anno”, quindi successivamente alla “cacciata” del responsabile della Vigilanza, quel Caringi “licenziato” -come visto nel Capitolo 1 (leggi qui)- dal Comitato al Credito e al Risparmio (organismo che riunisce dirigenti di Bcsm e Segretari di Stato) il 2 febbraio 2010. “Cacciata” poi recepita due giorni dopo dal Consiglio Direttivo di Bcsm con la sola contrarietà del Presidente Bossone.

    Seppure l’ispezione non fosse chiusa, le prime “risultanzesi legge nella relazione finale della Commissionesono sin da subito allarmanti, tanto da spingere, il 18 febbraio 2020, l’allora DG Papi ad inviare al Segretario di Stato alle Finanze Gabriele Gatti e ai membri del Comitato per il Credito e il Risparmio una missiva (registrata al protocollo 10/1116 presso la Vigilanza Bcsm; ndr), dove si evidenziano i primi gravissimi elementi emersi in merito all’operatività di Banca Partner, le sue perdite patrimoniali e il sub-deposito di titoli”.

    Già all’epoca, quindi, come mette nero su bianco la stessa fonte, a fronte di un capitale di 29 milioni, l’istituto di credito aveva perdite per 28.700.000 euro, ritrovandosi con un capitale “pressoché azzerato”.

    Perchè rimarchiamo ciò? Semplice, se all’epoca la politica avesse tutelato l’integerrimità di Caringi e dei vertici Bcsm, Banca Partner sarebbe stata forse commissariata (“necessariamente messa in amministrazione straordinaria”, sancisce la relazione conclusiva), l’avventura da banchiere di Marino Grandoni si sarebbe interrotta e non avremmo assistito -deduzione logica- alla nascita di Banca CIS e quindi a tutte le vicende ad essa collegate, costate, si ricordi, quasi una “miliardata” di euro alle casse pubbliche, in seguito alla profonda degenerazione gestionale del sistema bancario -e non solo- della seconda metà del decennio scorso.

    Sono chiarissime, ora, le gravissime responsabilità di chi, all’epoca, scelse la sopravvivenza del governo all’efficienza e serietà della Vigilanza di Banca Centrale, producendosi in pressioni verso Bcsm. “Caringi” non volle “in nessun modo interrompere o modificare le risultanze dell’ispezione” e poco dopo venne cacciato in malo modo dal CCR. Una scelta, questa, che si rivelò decisiva nel deteriorare fortemente i rapporti del Titano con Banca d’Italia, compromettendo la stipula di un importantissimo “Memorandum di intesa” con Banca d’Italia che sarebbe stato prezioso per lo sviluppo del sistema finanziario e bancario sammarinese.

    In definitiva -conclude la Commissione- la sfiducia a Caringi appare essere” stata “un elemento determinante per la stabilità del governo, che diversamente, con la minacciata defezione dei” cosiddetti “grandoniani, sarebbe inevitabilmente caduto”.

    Una vicenda che ha indotto Gabriele Gatti ad assumersi le sue responsabilità in maniera netta: “Mi vergogno…”, ha ammesso nel corso della sua audizione.

    Ma, ora che è chiara la gravità di queste pressioni, torniamo alla vicenda dei Segretari di Stato Alfa e Beta. Chi erano? E cosa fecero?

    Ebbene, ora sappiamo che il “Segretario di Stato Alfa” era Gabriele Gatti, all’epoca Segretario di Stato alle Finanze e oggi non più attivo in politica, e che il “Segretario di Stato Beta” era Antonella Mularoni, all’epoca Segretario di Stato agli Affari Esteri e oggi seduta sui banchi consiliari di Repubblica Futura.

    Rileggiamo, così, con nomi e cognomi, quanto denunciato ai Capitani Reggenti da Biagio Bossone e Luca Papi, rispettivamente Presidente e Dg dimissionari di Bcsm: “Primavera-autunno 2009: nel corso di una complessa istruttoria in cui si analizzava, sotto il profilo della stabilità, la situazione tecnica della Società” Fingestus S.A. “al fine di valutare l’eventuale adozione di provvedimenti di rigore, il Segretario di Stato” Gabriele Gatti esercitava pressioni affinché la società venisse lasciata in bonis e sottolineava l’inopportunità di fare segnalazioni all’Autorità Giudiziaria. In un’occasione, convocava una riunione presso la Banca Centrale alla quale parteciparono, oltre ai rappresentanti della Vigilanza e del vigilato anche il Segretario di Stato” Antonella Mularoni.

    Ingerenze e pressioni”, specificano comunque i due vertici di Bcsm, che non hanno impedito alla Vigilanza di portare “avanti l’ispezione” e di adottare “i provvedimenti ritenuti adeguati”.

    Dunque, se l’eventuale responsabilità politica più evidente di Antonella Mularoni, all’epoca uno dei politici più rappresentativi di Alleanza Popolare, poi diventata Repubblica Futura, sembra essere il ruolo di primo piano avuto nel licenziamento del responsabile della Vigilanza di Bcsm durante una ispezione in Banca Partner, poi fusa con Credito Industriale Sammarinese in Banca CIS, altrettanto seria sembra essere quella derivante dall’aver preso parte più o meno attivamente, al fianco di chi non ha esitato ad ammettere che oggi si vergogna di quelle azioni, ad almeno una iniziativa che poi, in una sorta di relazione presentata ai Capitani Reggenti, Presidente e Dg di Bcsm dell’epoca hanno indicato come “circostanza in cui si sono evidenziate ingerenze e pressioni” su Banca Centrale. Ingerenze e pressioni che -hanno messo nero su bianco gli stessi Papi e Bossone- “vanno oltre la legittima prospettazione degli interessi individuali, ovvero denotano un grado d’irritualità nei rapporti istituzionali tali da minare, anche nei confronti di terzi, l’autorevolezza e l’indipendenza della Banca Centrale”.

    Forse, e torniamo al tema di attualità, cioè l’interpellanza che Repubblica Futura ha presentato -a mio parere, in forza della “strana” confusione fatta fra finanziamenti e inserzioni pubblicitarie- con l’intento di creare problemi a GiornaleSm e non -o almeno non solo- per acquisire informazioni che il governo del Titano appariva fin da subito evidente non fosse in grado di fornire non essendo GiornaleSm una testata giornalistica e neppure sammarinese… Forse, dicevo, è proprio l’attenzione che GiornaleSm ha sempre riservato nella ricerca di responsabilità politiche nella devastante e costosissima, per ogni sammarinese, conquista di posti chiave della gestione dello Stato da parte di un “gruppo criminale” oggi rinviato a giudizio con l’accusa di associazione a delinquere, noto ai più come “Cricca”, eventualmente a “suonare” scomodo per Repubblica Futura?

    E… O, forse, è la costante pressione che GiornaleSm, nel tentativo di presentare ai cittadini un quadro completo sui responsabili dei milioni e milioni di euro che sono e saranno chiamati a pagare, esercita verso la politica per l’istituzione di una nuova Commissione consigliare di Inchiesta in materia che spingerebbe Repubblica Futura a porre in essere iniziative come la recente interpellanza, che mi paiono -come ho detto- mirate a mettere in difficoltà GiornaleSm?

    Forse, a pensar male, qualcuno in Repubblica Futura teme che le campagne di questo seguitissimo sito internet possano andare a buon fine se GiornaleSm continua nella sua opera di ricerca di una verità completa, più ampia di quella meramente giudiziaria che il Tribunale sta oggi a sua volta “scrivendo”?

    Ma, se così fosse, non sarebbe più facile -e ovvio!-, in Repubblica Futura, come fatto dal Pdcs con Gabriele Gatti e altri, liberarsi della “zavorra” rappresentata dalle azioni di certi suoi “vecchi-capi” e più giovani “capetti” emersi nel decennio scorso?

    Enrico Lazzari