Marco Cappato, le cui liste elettorali sono state escluse perché supportate da firme digitali, fa ricorso al Tribunale civile di Milano e soprattutto rilancia la battaglia su questo strumento di partecipazione, al di là della riammissione della sua lista a campagna elettorale ormai iniziata. “Qua non si tratta di sapere se la vinciamo, questa battaglia noi la vinciamo, dobbiamo solo sapere quando la vinceremo” ha detto in una conferenza stampa.
A preparare il ricorso della Lista Democrazia e Referendum guidata appunto da Cappato, ci ha pensato il costituzionalista Giovanni Guzzetta che l’ha poi illustrato insieme a Giuseppe Corasaniti, docente di diritto amministrativo digitale. Cappato aveva supportato le proprie liste con firme digitali e non analogiche, anche alla luce della norma del 2021 che ha consentito la raccolta di firme digitali per i referendum. Se dunque la firma per il referendum, che è prevista dalla stessa Costituzione, è ammessa in forma digitale, tanto più lo deve essere per il procedimento di presentazione delle liste. Ma prima la Corte d’Appello e poi la Cassazione hanno rigettato le liste affermando che la legge elettorale non prevede esplicitamente la firma elettronica e che il Codice per l’Amministrazione Digitale (Cad) la esclude per “la consultazione elettorale”.
Ma quest’ultimo termine, è la tesi sostenuta nel ricorso ex articolo 700 (davanti al Tribunale civile di Milano), va inteso in senso letterale, cioè concerne le sole operazioni di voto; non riguarda, ha spiegato Guzzetta, il procedimento che precede tale momento come appunto il deposito delle liste. In più, in caso di dubbio, il Quadro comune europeo prevede comunque la firma digitale ed esso prevale sulla legislazione italiana. Il ricorso ex articolo 700 del Codice civile richiede al Tribunale una risposta rapida, sui cui tempi Guzzetta ha espresso cautela. Per questo, oltre al ricorso di merito, è stata sollevata anche la questione di legittimità costituzionale della norma se il Tribunale la dovesse interpretare come ha fatto la Cassazione. A questo punto, ha spiegato Cappato, “l’obiettivo non è più l’esito elettorale della Lista Referendum e Democrazia; l’obiettivo è avere un principio che vale per tutti gli altri appuntamenti elettorali, a partire dalle elezioni Regionali in Lombardia” nel 2023. “Questo chiama in causa il governo Draghi – ha aggiunto Cappato -. Non chiediamo il favore di essere riammessi, chiediamo l’urgenza che merita l’eliminazione degli ostacoli discriminatori all’esercizio dei diritti. Non c’è stata finora nemmeno una risposta da Palazzo Chigi e dal ministero di Colao; una risposta non alla Lista Cappato ma al fatto che questa limitazione dei diritti deve avere termine. Occorre un intervento di urgenza per eliminare la discriminazione nel processo elettorale”.
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