C’è una frase, nell’iroso comunicato di Repubblica Futura che mi chiama in causa e sul quale, ho precisato ieri (leggi qui). Ma c’è un aspetto che, a mio parere -non per replicare o controbattere in maniera fine a se stessa-, va evidenziato ed è intrinseco in questo tipo di reazioni e repliche, specie quando di mezzo c’è la politica e la “corsa” agli “scranni” che contano…
Repubblica Futura, forse convinta, così, di delegittimare i fatti -sì, i fatti concreti- che evidenzio e le opinioni nonché i dubbi che esprimo, nonostante siano mesi e mesi che io stesso, nei miei editoriali e nei miei approfondimenti pubblicati su queste stesse pagine elettroniche, inviti la stessa RF e i gli anche suoi personaggi chiamati in causa a prendere posizione per chiarire e dire la loro, ha per l’ennesima volta deciso di non argomentare una sua “difesa”, ma ha scelto la via della delegittimazione. Secondo quanto hanno dichiarato in un comunicato stampa i “nipotini” di Alleanza Popolare, infatti, quanto scrivo non sarebbero altro che “commenti stralunati” e “ricostruzioni fantasiose” di, si riferiscono a me, colui che sarebbe “famoso per essere stato assai vicino a qualche Mazziniano d’antan”.
Certo, per questo, se ben ricordo, mi sono addirittura beccato una citazione nelle motivazioni della sentenza di primo grado emessa dal Giudice Gilberto Felici, il quale mi avrebbe indicato come -credo sia l’unico caso al mondo in cui sia successo (e questo la dice lunga, a mio parere, sullo stato di “salute” del Diritto in San Marino ai tempi in cui veniva emessa la sentenza di primo grado del Mazzini e gli “amici” di Repubblica Futura gestivano con Nicola Renzi la Segreteria di Stato della Giustizia)- elemento di “turbativa” della serenità del procedimento. La mia “colpa”? Semplice… Le cronache “non dettate” che facevo sul quotidiano italiano “La Voce”, nelle quali evidenziavo anche gli aspetti non funzionali all’accusa.
Ma questa è un’altra storia… L’essere ricordato “per essere stato assai vicino a qualche Mazziniano”, oggi, visto quanto emerso, visto che secondo la testimonianza di Federico D’Addario il primo arresto cautelare eccellente potrebbe essere stato ordinato da Daniele Guidi, direttore di Banca Cis, vista la sentenza di primo grado che smentisce pressochè in toto la sentenza di primo grado, vista la condanna in primo grado arrivata per il “padre” di quel controverso procedimento, è una medaglia. Un’onta, al limite, potrebbe essere l’aver scritto sotto dettatura di qualcuno le cronache di quelle udienze “dimenticando” elementi importantissimi che emersero e che, già allora, facevano fortemente vacillare le teorie accusatorie e lasciavano intravedere -anche chiaramente- situazioni poi “smascherate” negli anni a seguire.
In tal senso, un articolo su tutti, che pubblicai fra il 2016 e il 2017 (non ricordo la data precisa) e che titolai: “Chi tocca le banche sammarinesi muore”… Provate a rileggerlo (in fondo a questo mio editoriale) oggi ricordando, però, che lo scrissi quando nessuno nel Paese sembrava essersi accorto di quanto poi svelato -almeno in parte- dalla Commissione di inchiesta su Banca Cis ed emerso nel corso dei processi in corso che vedono imputati i diversi livelli -ad eccezione di quello eventualmente politico e mediatico- della “cricca”. Ebbene, scrive ciò e altro all’epoca, quando Rf guidava la Segreteria alla Giustizia e Simone Celli (SSD) quella alle Finanze, veniva definita turbativa nelle motivazioni della sentenza del primo grado del Mazzini…
Quindi, anche il tentativo di delegittimazione personale nei miei confronti, attuato da Repubblica Futura, è nei fatti reali inconsistente. Ma non mi arrendo e spero che, finalmente, dopo i “fallimenti” mediatici registrati fino ad ora, qualcuno in Repubblica Futura scenda in campo seriamente, per argomentare concretamente ai dubbi, alle “ombre”, ai “puntini” (leggi qui) che gravano sull’immagine e sull’autorevolezza politica di quel partito e di alcuni suoi membri di primo piano.
Proviamo, come in un giochino per bambini dell’asilo, ad iniziare da un solo fatto, semplice e chiaro. Come ha testimoniato sotto giuramento, durante il processo “Buriani-Celli”, il Presidente di Banca Centrale, Catia Tomasetti, l’ex Segretario di Stato Simone Celli le avrebbe fatto pressioni, anche facendo più o meno direttamente “leva” sull’indagine che il Comissario Buriani aveva aperto nei suoi confronti (che poi è costata al Giudice la condanna in primo grado per “abuso di autorità” e a Celli la condanna per “tentata concussione”), affinché “ammorbidisse” la sua intransigenza sull’operazione di compravendita delle quote di Banca Cis da Stratos e, al tempo stesso, perchè si “avvicinasse” a Nicola Renzi e Mario Venturini, esponenti di spicco di Repubblica Futura.
Perchè -e questa è la mia interpretazione personale, che Rf può contestare argomentando ed esprimendo la sua interpretazione- Simone Celli, nel momento in cui avrebbe fatto pressioni alla Tomasetti per favorire la cessione a Stratos delle quote di Banca Cis, si preoccupa anche di “avvicinare” la Tomasetti a Renzi e Venturini, quindi a due personaggi di primo piano di RF?
Sarebbe questa una mia “ricostruzione fantasiosa” o un mio “commento stralunato”?
Sono anche altre le ombre da chiarire, ma per ora -sperando che Rf abbia compreso che ogni tentativo di delegittimazione non è altro che, secondo me, la conferma di una evidente scarsità di argomentazioni concrete da opporre- possiamo cominciare da questa, facile facile…
Enrico Lazzari