Non c’era un prezzario stabilito ma una cosa è certa, chi voleva una patente nautica oltre le dodici miglia e aveva poca voglia di studiare ma buona disponibilità di denaro, poteva rivolgersi alle “persone giuste” che in poco tempo, approfittando delle loro funzioni svolte all’interno della Capitaneria di Porto di Rimini e di Pesaro, consegnavano ai candidati, senza affrontare alcun esame, il documento di guida. Un sistema collaudato quello messo a punto dai due soggetti che ha portato alla luce un indotto che andava avanti almeno dall’anno 2006 e che ha certamente riversato nelle tasche degli odierni associati diverse decine di migliaia di euro.
Le ordinanze eseguite questa mattina sono il risultato di quasi due anni di indagini condotte dall’Aliquota Operativa del N.O.R.M. dei Carabinieri di Rimini durante le quali i militari hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza nei confronti di due soggetti, entrambi appartenenti a comandi della Capitaneria di Porto: il 1° Maresciallo STASI Claudio ed il Luogotenente LOIACONO Vincenzo.
Tutto ha avuto inizio dalle dichiarazioni rese nel 2012 dall’allora presidente della Cooperativa Pescatori di Cattolica il quale, dovendo commutare il suo titolo di guida professionale in patente nautica da diporto, si era rivolto, tramite un amico, alla Capitaneria di Porto di Rimini. Lì un certo Maresciallo STASI aveva, in un primo momento, tranquillizzato il pescatore che la pratica sarebbe stata evasa velocemente, poi invece aveva sollevato alcune perplessità legate a presunte irregolarità che avrebbe potuto comunque semplificare previo pagamento di 400 euro. L’uomo non consegnò mai il denaro ma anzi diede l’input agli inquirenti per accendere i riflettori sul maresciallo STASI.
Altre dichiarazioni, alcune rimaste anonime, parlavano poi di un certo “Mister 5”, indicando con il numero 5 i 500 e/o 5000 euro che il soggetto chiedeva per evadere le pratiche nautiche e di un’agenzia della provincia presso la quale era, diciamo, più facile ottenere la patente nautica. I militari concentravano perciò gli accertamenti su questa agenzia scoprendo che il titolare, di comune accordo con il maresciallo STASI, impiegato proprio presso l’ufficio patenti della Capitaneria di Rimini e membro di tutte le commissioni di esame dell’epoca, e con un altro graduato di stanza a Cervia, che faceva da intermediario impartendo anche lezioni all’interno della stessa agenzia, rilasciava titoli di guida oltre le dodici miglia marine previo pagamento (in più casi accertati) dai 2000 ai 3000 euro. Per tale somma venivano fornite le risposte esatte dei test e delle prove di carteggio mentre la prova pratica, certificata sempre dallo STASI, non veniva mai effettuata.
I risultati ottenuti spingevano gli inquirenti, con il prezioso contributo del personale della Capitaneria di Porto di Rimini, interessata a far luce sulla vicenda, ad esaminare decine e decine di documentazioni d’esame e patenti rilasciate in quegli anni, alla ricerca di anomalie che potessero corroborare la tesi inquisitoria. Si giungeva così ad indagare su un soggetto che aveva conseguito la patente nonostante i suoi test d’esame presentassero ben 5 errori. L’uomo, che più volte aveva tentato di ottenere invano la patente, si era rivolto a un maresciallo in servizio presso la Capitaneria di Pesaro che qualcuno gli aveva indicato come l’uomo giusto per queste cose. Con lui aveva avuto due appuntamenti e durante il secondo, avvenuto in un parcheggio di Pesaro, riceveva il titolo di guida non prima di aver pagato ben 13000 euro. La patente anche in questo caso era stata rilasciata dall’ufficio di Rimini ed in commissione c’era sempre il Maresciallo STASI. A consolidare gli oramai numerosi elementi accertati in sede di spontanee dichiarazioni, i militari dell’arma mettevano in atto una serie di attività di captazione sia telefoniche che ambientali durante le quali i testi, coindagati, confermavano tra di loro gli eventi, i fatti e gli incontri con chi si era prestato alle agevolazioni.
A sugellare tutta l’attività infine ci sono stati gli interrogatori condotti personalmente dal Pubblico Ministero inquirente Dott. Davide ERCOLANI, nella cui sede i testi hanno confermato, alla presenza dei loro legali, quanto precedentemente dichiarato.
Sulla scorta di questi pesanti elementi indiziari, il G.I.P. di Rimini dott.ssa Sonia PASINI ha spiccato le ordinanze odierne, uniche misure nei confronti dei due sottufficiali ritenute idonee al fine di prevenire la commissione di reati dello stesso tenore. Pericolo di reiterazione che si evince chiaramente dal fatto che entrambi sono ancora in servizio, seppur con incarichi diversi, ed in particolare per lo STASI dal fatto che almeno in un’occasione ha fornito anche notizie riservate del proprio ufficio a terze persone mettendole in guardia su alcuni controlli che altri colleghi avrebbero fatto nella darsena di Rimini, e per il LOIACONO dal fatto che, pur sapendo di essere in qualche modo nell’occhio del ciclone continuava con spregiudicatezza nella sua attività illegale garantendo ad un terzo soggetto che non appena si fossero calmate le acque si sarebbe nuovamente occupato della sua questione.
Un quadro inquisitorio altamente lesivo per l’immagine della Capitaneria di Porto che spazia dalla concussione alla rivelazione di segreto d’ufficio, dalla falsità ideologica commessa in atto pubblico alla corruzione per un atto contrario ai doveri del proprio ufficio ma dal quale nettamente si è voluta astrarre con il contributo dato ai Carabinieri nella fase delle indagini e con la propria presenza oggi in questa sede.
comunicato stampa Carabinieri Rimini