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  • Carceri. Morrone (Lega): Ricordare anche vittime reato, no a indulto e amnistia per sovraffollamento, ma nuove strutture

    Roma, 27 dic. Come prevedibile l’operazione ‘Rebibbia’ di papa Francesco, con l’apertura della ‘seconda’ porta santa nel carcere romano e la richiesta di perdono e condono della pena, ha dato la stura all’ormai consolidata e ripetitiva ridda di commenti e di prese di posizione dettate più da pregiudizi ideologici che da conoscenze oggettive della situazione carceraria. Non ci si stupisce, ovviamente, del Pontefice che chiede di spalancare le porte del cuore e parla di ‘speranza’ rivolgendosi ai soli detenuti. Spiace invece che solo poche voci si siano levate per ricordare le sofferenze delle vittime di reato, restituendo loro speranza, serenità e sicurezza. Sono numeri esorbitanti di persone, spesso non considerate quando non del tutto abbandonate, che hanno subito crimini spesso orribili e gravissimi. Anche a fronte di questi voluti ‘oscuramenti’ ho presentato, con altri colleghi della Lega, una proposta di legge per istituire il Garante nazionale delle vittime di reato, una figura super partes che dovrebbe, se non altro, controbilanciare l’attenzione garantita oggi ai soli detenuti. Tornando alla questione carceri, onestà intellettuale vuole che si diano numeri corretti e un quadro realistico. È negli auspici della Lega migliorare una situazione carceraria che negli ultimi anni è peggiorata anche grazie a iniziative che l’hanno aggravata come quella della ‘sorveglianza dinamica’ e delle ‘celle aperte’. Sosteniamo a questo fine la necessità di velocizzare la realizzazione di nuove carceri con la riqualificazione di strutture già esistenti destinandole ai detenuti meno pericolosi”.
    Così in una nota il deputato Jacopo Morrone, delegato del Dipartimento Giustizia della Lega.
    “Non neghiamo, quindi, la questione ‘sovraffollamento’ ma chiediamo che calcoli e misure siano omogenei a quelli usati in altri paesi europei, in caso contrario sembra evidente l’obiettivo di far apparire la situazione italiana più grave rispetto a quella effettiva. È sui ‘numeri’ che bisogna essere chiari, non interpretandoli a seconda della tesi che si vuole dimostrare. L’Italia ha un numero medio/basso di carcerati rispetto ad altri paesi europei: se i ristretti sono circa 62.000, si devono poi considerare i circa 100.000 colpevoli di reato che beneficiano di alternative al carcere. Ci sono inoltre più di 90.000 condannati, i cosiddetti ‘liberi sospesi’, che hanno chiesto misure alternative al carcere e che non stanno espiando la pena da tempo perché i tribunali di sorveglianza non si sono ancora espressi sul loro caso. Italia paese repressivo? Direi tutt’altro a fronte della domanda di sicurezza e di certezza della pena che ci arriva dai cittadini. Non si parli quindi né di indulto, né di amnistia, misure collettive di gestione della sovrappopolazione carceraria che anche il Consiglio d’Europa e altri organismi sconsigliano privilegiando valutazioni individualizzate del condannato, misure alternative al carcere o riduzione della custodia cautelare. L’indulto, in particolare, risulterebbe la soluzione più discutibile perché non assolverebbe la funzione rieducativa di chi ha commesso reati, scaricando il problema sulla società”.

    Lega Romagna