Il premio per le web-tv è il Teletopo
Oscar? Telegatto? Pulitzer? Per i cittadini mossi da passione giornalistica che costruiscono le loro libere inchieste per il web c’è un altro premio. Si chiama Teletopo e quest’anno è giunto alla sua terza edizione. I Teletopi premiano infatti le migliori web tv italiane le quali hanno tempo per iscriversi alla competizione giocosa fino al 15 novembre per farsi giudicare da 8 commissioni.
Tra i giurati figurano Luca De Biase (Nòva24), Riccardo Luna (Wired) Tommaso Tessarolo (Current), Mirella Poggialini (Avvenire), Pietro Gaffuri (Rainet). Presidente di giuria per l’edizione 2010 è Carmen Lasorella, attualmente a capo di San Marino RTV. Alla competizione possono partecipare tutte le micro web tv italiane, non i singoli videomaker, con specifici siti web. In questa terza edizione, le micro web tv partecipanti sono suddivise in categorie a seconda dell’identità del canale.
Ciascuna web tv concorre con la propria piattaforma. Le categorie sono informativa, di denuncia, promozione territoriale, amarcord, giovani, community, universitarie e micro web degli italiani all’estero. Due le menzioni speciali: miglior format e miglior modello di business. Anche studenti e ricercatori potranno concorrere a Teletopi 2010, grazie a due borse di studio legate ai temi del citizen journalism. La premiazione avverrà venerdì 3 dicembre 2010 all’Università IULM di Milano, in occasione del IV^ meeting nazionale delle micro web tv “Paese che vai”, la due-giorni che coinvolgerà centinaia di micro tv create da cittadini videomaker per passione.
Lo scopo della rassegna è porre i riflettori sulla rete, dove si moltiplicano da anni le esperienze di video partecipazione dal basso. Con i Teletopi entrano in una allegra competizione tutti i canali iperlocali, le micro web tv italiane create da cittadini, associazioni, network di giornalisti digitali, videomaker talvolta per caso ma certamente sempre per passione e che spesso contribuiscono a portare alla luce della cronaca “ufficiale” storie italiane di scandali e malaffare, ma anche di vita quotidiana nei quartieri periferici delle nostre metropoli.
fonte: l’unità