Caro Diario, Rimini nella sua storia ci ha abituato ai suoi primati: prima come destinazione turistica, non solo italiana ma anche Europea. Prima come offerta di divertimento, prima come criminalità, prima come consumo di suolo. Prima, con vanto, per estensione della sua ZTL. Di tutti questi record, gli unici che resistono sono solo quelli negativi: criminalità e consumo di suolo. Sul consumo di suolo possiamo stare “tranquilli”: il PUG ha subito un’accelerazione e vedrà la luce con un anticipo di 2-3 anni sulla data di prima ipotesi, ma comunque colpevolmente in ritardo.
Durante questi anni di assenza di programmazione pubblica, i beni immobiliari alberghieri hanno visto azzerare il loro valore sul mercato, diventando un peso per i cittadini che li possiedono. In pochi anni una classe di albergatori storici è sparita sotto l’onda lunga del Covid e della devastante crisi sociale ed economica che ha colpito questo paese nella sua interezza, uccidendo il potere di acquisto della nostra classe media.
Gli imprenditori più scaltri nel leggere i segnali hanno dato le loro aziende in affitto ad avventurieri, convinti di poter campare con una rendita che nella maggior parte dei casi si è trasformata in una devastazione totale del loro capitale societario, con furti di attrezzatura e iper svalutazione del ramo aziendale dato in affitto. Il passo successivo è stato vendere le strutture così ridotte a gente con molti soldi, pochi scrupoli e parecchie informazioni, che hanno comprato a due spicci alberghi marginali e non economicamente sostenibili.
Proprio questo valore è quello che oggi consentirà il cambio di destinazione: la dimostrazione della anti economicità della gestione alberghiera. Cosa c’è di più antieconomico di un hotel chiuso da anni?
Alla luce di questo nascono parecchie domande.
Come mai questa possibilità, che è attiva a quanto pare dal 2021 (TAR ER 584/2021), non è stata gestita prima, ma si è dovuto aspettare una sentenza mediaticamente rumorosa della Corte Costituzionale? Perché il comune non ha agito per tempo adottando quella delibera sui vincoli turistici che sembra calendarizzata per la fine dell’anno?
Perché nelle segreterie dei circoli non si parlava di questi argomenti?
Perché l’unica uscita del PD provinciale è stata a fianco dei balneari e della folle idea di indennizzarli con soldi pubblici e su questo argomento il silenzio è stato totale?
Caro Diario io una risposta l’avrei a tutte le domande. Perché la nostra classe politica è legata a doppio e triplo filo con palazzinari e lobbisti, disinteressata della vita dei cittadini, figlia malata del malaffare, dove il potere è roba para-familiare e la spartizione delle poltrone è assegnata per obbedienza e non per merito, dove chi dovrebbe vigilare viene estromesso o comprato. Una politica moribonda e autoreferenziale, a cui le persone non credono più e per il disgusto rimangono a casa ogni volta che si vota. L’unico sussulto politico di questa dirigenza è quello di polemizzare e vietare quei tristi e ridicoli gadget fascistoidi, inorridire davanti ai saluti romani e farsi fotografare mentre manifestano per Gaza. Azioni inutili che appaiono finte e forzate.
Nel silenzio osceno delle opposizioni e delle associazioni di categoria, assistiamo impotenti ad una città che è cambiata e sta cambiando senza un indirizzo politico chiaro, con provvedimenti che non sono figli di un legittimo percorso istituzionale, ma il risultato delle non decisioni della politica, che però appaiono come una ben chiara strategia speculativa.
L’unico dato che conforta è che Rimini non è i suoi governanti, ma ha ancora nella sua gente e nella sua storia la forza di lottare e di resistere a questo decadimento. Non so per quanto, ma per ora siamo qui e dovranno fare i conti con noi.
Stefano Benaglia












