Casalesi a San Marino. Le vittime danno forfait. Si fa il nome di Michel Philippe Burgagni

Il noto quotidiano italiano “Il Mattino”, in un puntuale articolo a firma Marilù Musto, dedica un servizio alle vicende sammarinesi, dall’emblematico titolo: “Casalesi a San Marino, le vittime danno forfait”. L’articolo trae spunto dalla questione Fincapital, vicenda venuta alla luce a suo tempo attraverso le inchieste del giornalista David Oddone, premiato come cronista Antimafia in Italia, e cercato di screditare a San Marino. Scrive la collega italiana: “Vittime sì, ma non troppo. Imprenditori perseguitati dalla camorra, ma non al punto da riferirlo ai giudici. Hanno forse ragionato in questo modo i due testimoni del processo ‘Titano’, il maxi procedimento con le radici nel Casertano, ma con i ‘tentacoli’ nella Repubblica di San Marino, dove il clan dei Casalesi è accusato di aver ‘riciclato’ denaro in una banca attraverso la società Fincapital.

Così, dopo il primo verbale rilasciato, tremante, ai carabinieri del Ros di Modena, le due vittime della camorra non hanno confermato le accuse in tribunale e sono sparite. Sono Michel Philippe Burgagni, l’imprenditore della Repubblica di San Marino vessato dagli ‘emissari’ della camorra degli Schiavone, e la sua ex compagna, la russa Elena Schergoleva di Riccione”. A quanto scrive il Mattino i testi “erano attesi in tribunale a Santa Maria Capua Vetere. E invece non c’erano. ‘E va bene’, ha tuonato in aula il pm Maurizio Giordano della Procura Antimafia. ‘Capisco il timore e dico che non è necessaria la rogatoria per Burgagni, ma almeno per la Schergolera propongo l’accompagnamento coatto in aula, con la scorta e le dovute cautele’”. Una vicenda da brividi: le mafie purtroppo fanno paura e sono ben radicate. Prosegue la giornalista italiana: “Il processo si compone anche di documenti e di deposizioni che parlano di denaro e affari illeciti ai piedi del monte Titano. San Marino utilizzata a mo’ di lavatrice da Carmine Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone ‘Sandokan’. Era stato quest’ultimo, il secondogenito del ‘padrino’ al 41bis, per gli inquirenti, ad avere l’idea di trasferire il contante in ciò che era considerato, fino a poco tempo fa, il piccolo ‘paradiso fiscale’ incastonato sull’Appennino tosco-romagnolo. Non a caso, fra gli imputati compare Sigismondo Di Puorto ‘braccio’ imprenditoriale in Emilia Romagna della camorra, ma anche Ferdinando Raia. È, dunque, necessaria una dose di coraggio. Anche se non c’è”. Sul banco del pm, “una serie di accuse per riciclaggio di denaro sporco ed estorsioni; nella lista degli indagati, era spuntato certo il nome di Schiavone jr, ma anche quello di Franco Agostinelli, considerato dalla Procura un ‘carneade’ del riciclaggio, l’uomo che si sarebbe attivato per ‘radicare’ il clan dei Casalesi tra la Repubblica di San Marino e la riviera Romagnola, tra Riccione e Rimini. Agostinelli si è sempre difeso spiegando che nei confronti dei testimoni c’era solo un recupero crediti”. I metodi delle mafie sono sempre quelli: provano a intimidire, magari a querelare chi li accusa, si passa poi a screditare chi queste accuse le lancia in modo da isolarlo, infine si viene alle maniere più spicce. La RepubblicaSM