La provocazione lanciata dal deputato del Pdl Giancarlo Mazzuca sembra essere stata volutamente ignorata dal Congresso di Stato sammarinese. Tanti i temi trattati durante la conferenza stampa di ieri mattina, ma l’apertura di un casinò, come ‘contropartita’ che l’Italia potrebbe offrire in cambio della fine del segreto bancario che fa della piccola Repubblica del Titano un piccolo paradiso fiscale, è stato accuratamente evitato.
E del resto, già nel documento programmatico redatto dal governo sammarinese al momento del suo insediamento, nel dicembre scorso, il laconico e breve cenno all’argomento era stato inequivocabile: l’apertura di una casa da gioco non fa parte del programma del Congresso di Stato per questa legislatura (che dura un quinquennio). Con buona pace dei sostenitori dell’apertura, anche in loco, e di chi polemicamente accusa invece la sala giochi di Rovereta di essere già un casinò a tutti gli effetti.
Ma a questo proposito, una smentita trapela dalle stanze del Congresso di Stato, dove si fa notare come la definizione della sala da giochi di Rovereta come un casinò ‘strisciante’ sia falsa e talvolta strumentale: “Esiste una legge ben precisa sui giochi della sorte, esiste un Ente di Stato che controlla e la sala stessa è gestita da una società, la Giochi del Titano, il cui 75 percento delle azioni è detenuto dallo Stato e per il restante dalla Camera di Commercio. In quella sala si pratica solo il bingo elettronico e giochi che si trovano anche nei locali pubblici italiani, non sono invece presenti giochi da casinò”.
CASINO’ A SAN MARINO, SERVE IL BENEPLACITO ITALIANO? – Tutto rimandato, dunque, per l’apertura di un Casinò nella Repubblica sammarinese. Anche se è questione controversa se, in caso il governo locale avrà mai questo intendimento, dovrà davvero chiedere l’autorizzazione all’Italia. Tra i due stati esiste una convenzione di amicizia di buon vicinato risalente al 1939 e più volte aggiornata, ma a tutt’oggi è in vigore la disposizione contenuta nell’accordo con la quale lo stato di San Marino rinuncia a installare una Casa da gioco. Secondo i giuristi che si ispirano al diritto internazionale, questa disposizione è di fatto superata e non c’è neanche bisogno di abrogarla, visto che contrasta con il principio di sovranità nazionale, ma c’è anche chi, per motivi diplomatici (di buon vicinato, appunto), non ritiene opportuno un superamento unilaterale da parte del Congresso di Stato, tanto più su un tema, come quello dell’apertura di nuovi casinò, che è fonte di tante polemiche anche nel Bel Paese, quando ci si riferisce ai casinò tricolori.
SEGRETO BANCARIO PROSSIMO ALLA FINE – Tra l’altro, è più che probabile che l’apertura di un casinò non debba diventare ‘merce di scambio’ perché si giunga a un accordo fra i due stati relativamente alla fine del segreto bancario. Sono infatti in corso trattative, al momento riservatissime, che potrebbero portare già a metà settembre alla firma di un accordo di cooperazione finanziaria e di revisione fiscale del quale il segreto bancario, anche se non citato in questi termini, fa parte integrante. Con le nuove disposizioni, San Marino si adeguerà in toto agli standard dell’Ocse in materia finanziaria e fiscale.
fonte gioconews.it