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  • Caso Guerrina. Gratien scrive dal carcere al Ministro della Giustizia Orlando

    padre gratien«Sono Alabi Kumbayo Gratien, detenuto dal 23 aprile 2015 presso il carcere di Arezzo…». Comincia così la lettera scritta da padre Gratien al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Due pagine pulite, con calligrafia curata. L’ex vice parroco di Ca’ Raffaello, dalla cella di Arezzo, sceglie di lanciare un appello al ministro per chiedere aiuto, ed essere mandato ai domiciliari al convento di Roma. Il Riesame glieli ha concessi i primi di dicembre, ma a distanza di un oltre un mese e mezzo, senza braccialetto elettronico, non può muoversi. La lettera prosegue: «Sono in carcere con il peso di una gravissima imputazione: avere ucciso Guerrina Piscaglia». E il sacerdote va avanti: «Da quando sono detenuto contro di me opinione pubblica, giornali e televisioni, hanno lanciato accuse infamanti, costruito storie piene di fantasia, realizzato processi di condanna senza lasciarmi difendere. E anche prima della detenzione sono stato oggetto di accuse tanto brutali, quanto non vere. La mia vita è stata segnata in modo irreparabile. Sono afflitto e abbandonato dalle istituzioni. Oggi che la giustizia ha deciso che io possa trascorrere la mia vita fuori dal carcere, ancora una volta vengo preso a schiaffi». Quello indirizzato al ministro è un vero e proprio sfogo. «So che posso avere la mia libertà e invece sono costretto a soffrire ancora – scrive –. Spesso mi chiedo: ma se nella mia condizione ci si trovasse il figlio di chi ha il potere di decidere, cosa farebbe? Signor Ministro è a lei che rivolgo la mia speranza». (…) Il Resto del Carlino