«Papa Francesco mi ha chiamato per conoscere la verità. Ho ribadito la mia innocenza. Abbiamo pregato insieme e mi ha dato la benedizione». A raccontarlo è padre Gratien, condannato in assise a 27 anni di carcere per l’omicidio di Guerrina Piscaglia. Ma il Vaticano smentisce il contatto tra il pontefice e il religioso, di cui l’avvocato difensore Angeletti aveva riferito ieri pomeriggio nel programma ‘Pomeriggio Cinque’. Padre Gratien avrebbe dunque mentito ai suoi difensori e ai suoi superiori. Secondo quanto dichiarato da Alabi, papa Bergoglio lo avrebbe contattato due giorni fa, per poter parlare del caso. Dallo Stato pontificio ribattono invece che la notizia è falsa. Greg Burke, direttore della sala stampa della Santa Sede, afferma: «Il Santo Padre non ha telefonato. Sarebbe una grave manipolazione se qualcuno si fosse permesso di fare una telefonata a nome del pontefice». Ad oggi non si hanno notizie di provvedimenti da parte della curia per il sacerdote congolese, che resta ai domiciliari nel convento premostratense di Roma, né di messaggi del Papa alla famiglia di Guerrina. La diocesi di Arezzo ha confermato però, subito dopo la sentenza di condanna, la sua vicinanza alla famiglia di Guerrina. In un comunicato ha ribadito: «Il religioso nativo del Congo ha svolto per alcuni mesi, tra il 2013 e il 2014, un servizio come viceparroco a Ca’ Raffaello, incarico dal quale fu prontamente sollevato per conclamata inadeguatezza». L’augurio della diocesi è che «l’azione della giustizia possa portare a una piena ricostruzione della verità e delle relative responsabilità». Il Resto del Carlino
