Caso Guerrina, padre Graziano: “Sono nelle mani di Dio”

padre gratien“Sono nelle mani di Dio”. Parole di padre Gratien Alabi, in carcere da quasi due mesi con l’accusa di omicidio volontario e distruzione del cadavere di Guerrina Piscaglia. Il prete congolese ha ricevuto sabato 20 giugno la visita in carcere dell’avvocato Luca Fanfani. Permane la linea del silenzio: continuerà ad avvalersi della facoltà di non rispondere. “Tanto non mi credono”, ripete padre Graziano che giura la sua innocenza e, a quanto risulta, sarebbe rassegnato al fatto che la procura non contempla altre ipotesi rispetto a quella che lo ha spedito in carcere. Il sacerdote, per l’accusa, quel primo maggio 2014 avrebbe ucciso da sé la donna in un boschetto, dopo aver pranzato con i confratelli, poi tranquillamente sarebbe andato a conversare con un’altra parrocchiana, quindi in auto col marito della vittima da Cà Raffaello a Sestino a celebrare due messe, e avrebbe depistato col telefonino della Piscaglia. Alabi non crolla e non ammette un delitto che sostiene di non aver commesso. Potrebbe parlare solo se intravedesse aperture nell’ipotesi di un allontanamento di Guerrina con un’altra persona. Così rimanendo le cose, invece, pare intenzionato a sopportare la detenzione in vista del processo dal quale spera di uscire indenne. Nella casa circondariale di Arezzo Alabi, 46 anni a dicembre, ha familiarizzato con tutti, guarda la tv, legge, riceve confratelli e aspetta. Ogni tanto soffre per la gotta e deve servirsi di un bastone. La procura in questa estate dovrebbe chiudere l’inchiesta e avanzare richiesta per il processo. Corriere Arezzo