«Non ho mai avuto un rapporto intimo con Guerrina. Nè con lei, nè con altre donne. Ogni giorno penso a lei e alla sua famiglia. Prego il Signore di liberarla, se fosse sequestrata. Prego che Guerrina ci dia un segno». Gratien Alabi è stato protagonista del programma ‘Porta a Porta’ su Rai Uno. Oggi riparte il processo a suo carico in Corte d’Assise ad Arezzo. Il frate congolese rischia l’ergastolo: è accusato di aver ucciso Guerrina Piscaglia, la casalinga sparita da Ca’ Raffaello il 1° maggio di due anni fa, e di aver distrutto il suo corpo. Lunedì sera i suoi difensori sono stati ospiti del salotto di Bruno Vespa e anche il prete è stato intervistato. «Sono fiducioso nella giustizia – dice Alabi, ancora agli arresti domiciliari nel convento premostratense di Roma – Le prostitute che continuano a dire di aver avuto rapporti sessuali con me dicono solo calunnie. Guerrina mi aveva confessato di essere innamorata di me, ma il sentimento non era ricambiato. Per me lei e la sua famiglia erano tutti figli spirituali. Lo dicono anche i testimoni ascoltati in aula». Padre Alabi a Porta a Porta ha confermato di non aver mai usato il cellulare della donna scomparsa, «non so neanche pensare di poterlo usare per depistare le indagini. Da dove vengo io non esiste neanche la tv. Non è nella mia cultura usare le tecnologie». E i suoi legali ribadiscono «le celle telefoniche dove i telefonini di Alabi e della Piscaglia si agganciano sono le stesse ma con una sfasatura temporale distante anche 45 minuti».
Alabi punta il dito contro Mirco Alessandrini, marito di Guerrina, «Io la verità l’ho detta alla Procura. Forse è lui che deve dire la verità». E’ una sfida in tv tra i due uomini di Guerrina. «Se lo condannano penso che sia giusto – ribatte Alessandrini – Fino ad oggi ha detto solo bugie a tutti. Mia moglie non mi ha mai detto di volersi separare da me e non mi sono mai accorto di cosa ci fosse tra lei e Gratien. Ma una volta l’ho vista venirmi aprire la porta della canonica con la spallina abbassata e mio figlio Lorenzo mi dice che lei e il prete si baciavano quando erano loro tre soli…». Dalla capitale Alabi è partito questa mattina con il suo avvocato, Francesco Zacheo, imbottito di farmaci per un forte dolore alle gambe. Ad Arezzo si terrà la requisitoria del pm Marco Dioni, poi il processo andrà avanti a ritmo serrato tutti i venerdì di ottobre. L’Assise potrebbe pronunciarsi entro novembre con l’assoluzione del frate o la condanna. La partita è ancora aperta. Il Resto del Carlino
