Caso Pantani. Il Gip: ”ipotesi fantasiosa la pista dell’omicidio”. La parola fine sull’inchiesta bis aperta nel 2014

Pantani«La pista dell’omicidio è un’ipotesi fantasiosa». Le parole sono pesanti come macigni e se a scriverle è il giudice per le indagini preliminari, Vinicio Cantarini, quelle stesse parole mettono la parola fine sull’inchiesta bis del caso Pantani. E’ stato depositato ieri «per infondatezza della notizia di reato» il decreto di archiviazione del procedimento per omicidio volontario contro ignoti, fascicolo che la Procura di Rimini aveva aperto a fine luglio 2014, a seguito del maxi esposto presentato dalla famiglia Pantani tramite l’avvocato di fiducia, Antonio De Rensis. Nelle 35 pagine del decreto di archiviazione, il giudice sviscera e risponde ad ogni interrogativo sulla morte del campione, quesiti sollevati dall’esposto dei genitori del Pirata che era corredato dalla perizia del professor Fortuni. Cantarini arriva ad un’unica conclusione: la morte di Marco, avvenuta a Rimini 14 febbraio 2004, è stata dovuta ad «assunzione, certamente volontaria ed autonoma, di dosi massicce di cocaina e psicofarmaci antidepressivi». Viene così demolita l’ipotesi dell’omicidio volontario, sostenuta per mesi e mesi dall’avvocato De Rensis. Mamma Tonina, tramite il legale, aveva sollevato una serie di questioni nell’esposto e non si era arresa davanti alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura dopo mesi di nuove indagini e nuove perizie. Ed aveva fatto opposizione il 24 febbraio scorso. Il gip si era riservato e ieri la decisione. Nel decreto si legge che il decesso di Marco è «verosimilmente attribuibile all’assunzione fortemente eccessiva del farmaco tramipramina». Nessuna nuova pista, neppure nuovi elementi sono emersi che potessero sostenere l’ipotesi di omicidio. Anzi, come scrive il gip, si evidenza l’assenza sul corpo di Marco di «segni/ferite tipici di una colluttazione e/o difesa passiva ed attiva. L’assenza, anche solo di ecchimosi, sul collo e/o sul volto tipiche di un’azione di forza e violenza per costringere taluno ad assumere contro la sua volontà delle sostanze». La mattina della sua morte Pantani era in assoluto isolamento, come hanno testimoniato i dipendenti del residence. Una scena quasi la fotocopia di quella vissuta all’hotel Touring qualche mese prima, «presagio nefasto di quello che sarebbe accaduto nel febbraio 2004». Il giudice descrive anche Marco come «persona, ingenua e debole sul piano affettivo-emotivo, segnato dalle vicende della vita sportiva che lo avevano costretto quando era il campione amato da tutti, a scendere dalla bicicletta per iniziare un percorso di vita segnato da continue crisi depressive, di solitudine che cercò di sedare con la droga e gli antidepressivi». Il gip poi ha una parola per le persone che hanno circondato il Pirata:«Ha incontrato amici sinceri (la protezione dei genitori, la manager Ronchi, l’amico Mengozzi e i colleghi ciclisti gregari di tante imprese), ma anche approfittatori e venditori di morte. Ma nessuno–ribadisce Cantarini– ha mai fatto cenno a minacce o violenze subite da Marco. E nessuno voleva la morte di Marco». Insomma, per il giudice l’ipotesi dell’omicidio «va a scemare in mera congettura fantasiosa». Il Resto del Carlino