
Sul caso di padre Marko Rupnik, il gesuita accusato di abusi nei confronti di diverse religiose, interviene la diocesi di Roma che annuncia “provvedimenti” ma allo stesso tempo chiede di essere “garantisti”.
Il cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis parla anche dei servizi “numerosi e preziosi” prestati negli anni da Rupnik alla stessa diocesi. Il vicario della diocesi del Papa, inoltre, pur ritenendo “primario e fondamentale accogliere con profondo rispetto il dolore e la sofferenza di tutte le persone coinvolte in questa vicenda”, chiede che “si proceda secondo una strada certa: noi ministri di Cristo non possiamo essere meno garantisti e caritatevoli di uno Stato laico, trasformando de plano una denuncia in reato”.
Ma i fatti in realtà sono stati accertati tanto che Rupnik era stato scomunicato.
Di altro tenore le parole dei vescovi sloveni che parlano invece di “grande dolore e costernazione” per quanto emerso. “Nonostante alcuni fatti siano, dal punto di vista giuridico, ormai prescritti – affermano i vescovi sloveni – rimangono sempre detestabili e condannabili”.
Sul piede di guerra l’associazione ‘Donne per la Chiesa’, secondo la quale “Rupnik è, sì, uno tsunami, ma è solo la punta dell’iceberg: non è la mela marcia dentro a un paniere di mele sane, non è il criminale mentre i suoi sodali sarebbero innocenti. Si tratta di una malattia endemica che pervade il sistema ecclesiastico tutto”.
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