Il caso di Saman Abbas, la giovane ragazza uccisa nel 2021 a Novellara, continua a suscitare interrogativi e contraddizioni, soprattutto tra le dichiarazioni dei familiari coinvolti. Durante il processo di appello, il padre della vittima ha confermato che né lui né sua moglie sono responsabili della morte della figlia, dichiarando che i veri colpevoli sarebbero lo zio e i cugini di Saman.
La madre della giovane, in un incontro emotivo con la corte, ha pianto mentre ribadiva che non era stata lei ad uccidere la figlia. “L’ho vista allontanarsi nel buio,” ha detto Nazia Shaheen, mentre raccontava l’ultima volta che aveva visto Saman uscire di casa. “Se avessi visto qualcosa, avrei cercato di fermare qualsiasi tipo di violenza. Sono una madre”, ha sottolineato, negando ogni coinvolgimento nel delitto.
Il padre, Shabbar Abbas, ha rincarato la dose, dichiarando che la sua famiglia non ha avuto alcun ruolo nella tragedia. Ha raccontato di aver visto la figlia allontanarsi rapidamente e di non aver assistito a nulla che potesse indicare un’aggressione. Tuttavia, ha identificato lo zio Danish, che secondo la Procura sarebbe l’esecutore materiale, e i cugini come i responsabili dell’omicidio. “Penso siano stati loro tre”, ha affermato.
Nel frattempo, le accuse del fratello minore di Saman, che ha accusato i familiari, sono state smentite dai genitori. La confusione tra le versioni dei fatti è aumentata quando lo zio, Danish, durante l’udienza, ha dichiarato di non sapere chi fosse il colpevole, ma di aver appreso in Pakistan che i genitori erano implicati nell’assassinio. La sua versione è stata contraddetta dalle testimonianze di altri membri della famiglia.
Nonostante le diverse dichiarazioni e le contraddizioni, il processo di appello continua a rivelare una verità frammentata. A distanza di quattro anni dalla morte di Saman, i principali imputati, tra cui i genitori, sono stati condannati a pene severe, ma le dinamiche del caso restano oscure.
Nel dicembre 2023, il padre e la madre sono stati condannati all’ergastolo, mentre lo zio Danish ha ricevuto una pena di 14 anni. I due cugini, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, sono stati assolti, ma la loro posizione potrebbe essere rivalutata nei prossimi sviluppi del processo. La questione dell’ergastolo, infatti, mantiene alta l’attenzione su questo caso che continua a segnare la storia della giustizia italiana.
I racconti che emergono da questo processo sono intrisi di sofferenza, lacrime e accuse reciproche, ma ancora nessuna verità definitiva è emersa. La vicenda di Saman Abbas, la sua morte e le sue implicazioni, sono lontane dall’essere chiarite, mentre il “clan” familiare si è ormai frantumato, lasciando spazio a nuove interrogazioni.