Caso Siri. Dall’Espresso dettagli sul secondo finanziamento per 600mila euro (PRIMA PARTE)

Proseguiamo nel dettaglio quando scritto dall’Espresso nell’edizione del 28 luglio 2019.

”Quindi arriva il bis. Tra maggio e giugno scorsi, l’Aif denuncia alla Banca Centrale ”una ulteriore operazione di finanziamento accordata alla Bac senza le normali garanzie al di fuori delle procedure” che risulta ”correlata” con il prestito a favore di Siri.

Si tratta di un secondo mutuo ”anomalo” di durata decennale: altri 600 mila, concessi anche in questo caso senza  ipoteca. Il beneficiario è una società italiana. Tf Holding Srl., che risulta controllata da due ”baristi milanesi”.

Il legame con il senatore della Lega emerge dalle deposizioni dei dirigenti della BAC: quella società è stata ”presentata” alla banca di San Marino da ”Marco Luca Perini, capo segreteria del sottosegretario e senatore Armando Siri”.

Il braccio destro del politico leghista, annotano a questo punto gli ispettori, è ”figlio di Policarpico Perini, titolare dell’agenzia immobiliare che ha gestito la vendita della palazzina di Bresso al senatore Siri”. Il capo della sua segretaria risulta anche ”acquirente in proprio di una mansarda nello stesso edificio, con rogito stipulato il 31 gennaio 2019 dal notaio De Martinis: ”medesimo giorno, medesimo notaio, medesimo venditore e medesima palazzina”, evidenziano i controllori, dell’affare che Siri ha intestato alla figlia.

Il rapporto finale degli ispettori della Banca Centrale sottolinea un’ulteriore anomalia: il nome di Perini come ”presentatore” della società non è mai stato registrato nelle carte e nei computer della Bac, anche se viene confermato dallo stesso direttore generale dell’istituto.

Per appoggiare il prestito ai fortunati baristi, il segretario politico di Siri è andato di persona nella banca di San Marino, il primo marzo 2019, lo stesso giorno del deposito della domanda di mutuo firmata dall’amministratore ed azionista di maggioranza della TF Holfing, Fiore Torchiarulo.

La società che prende il nome delle sue iniziali, non offre il massimo delle garanzie: gli ispettori segnalano che ”ha iniziato l’attività solo il 7 aprile 2018”, ha il capitale sociale di 80mila euro, si limita ad incassare gli affitti da un bar che appartiene allo stesso titolare ed è proprietaria di un unico immobile, che però risulta già ipotecato a favore di una banca diversa (italiana), a garanzia di un altro mutuo di 300mila euro.

Nonostante questi problemi la BAC di San Marino non chiede ”nemmeno una ipoteca di secondo grado’‘ alla società presentata dal capo della Segreteria di Siri. Si accontenta delle fideiussioni personali dei due soci del bar e di una loro familiare che però non hanno altre proprietà.

Vivono del loro lavoro: Torchiarono ha un reddito annuo netto di 7.307 euro, il suo socio minore (con il 3%), che fa il barista a tempo pieno, guadagna 1.300 euro al mese versatigli dallo stesso patron della TF Holding.

Nelle carte della banca, Turchiarulo è indicato come titolare del noto Marilyn Cafè di Milano, dove però esistono diversi locali omonimi. Una verifica della sede mostra che quello giusto è il bar del mezzanino della metropolitana di Rogoredo. Vende panini pizzette, brioche, cappuccini, gelati: un locale di pochi metri quadrati, sotto la stazione dei treni, in mezzo ai corridoi di accesso alla linea gialla del metrò. All’uscita della stazione, in Via Cassinis, c’è un altro bar, più grande, fresco di ristrutturazione: si chiama Post Office, in omaggio, al vecchio ufficio postale di Rogoredo, e appartiene sempre a Turchiarulo, che lo gestisce tramite  un’omonima società controllata.

La sua TF Holding ha comprato quell’immobile nell’ottobre del 2017 per 350mila euro con un mutuo normale di una banca italiana, quella che ha ottenuto una regolare ipoteca per il debito residuo, quantificato dagli ispettori in 293mila euro. E’ proprio il Post Office a pagare l’affitto alla neonata TF. Offre hamburger con patatine, pizze e piatti caldi per la pausa pranzo, oltre ad ottimi aperitivi, ma la sera, nonostante la bravura dei baristi, soffre i problemi di questa periferia: dietro il locale c’è il famigerato ”bosco dell’eroina”, la centrale dello spaccio per i disperati.

Accanto, c’è una bella palazzina d’epoca, su due piani, tutta transennata: è l’ex ”alberghetto di Rogoredo”. La società di Turchiarulo ha chiesto il prestito a San Marino proprio per ristrutturare l’immobile storico vincolato dalla Soprintendenza. Sul cartello del cantiere c’è scritto ”manutenzione ordinaria”. I dipendenti spiegano che i lavori sono quasi finiti: ospiterà negozi che apriranno in autunno. Mentre i clienti augurano buona fortuna alla nuova impresa di Turchiarulo, gli ispettori si preoccupano della mancanza di garanzie reali per la banca di San Marino.  (FINE PRIMA PARTE)