Caso Yara Gambirasio, l’autopsia di un’indagine

(di Daniela Giammusso) (ANSA) – ROMA, 03 MAG – ROBERTA BRUZZONE E LAURA MARINARO, “YARA. AUTOPSIA DI UN’INDAGINE” (MURSIA, PP. 204, EURO 17,00).
    Già , perché se il caso di Yara Gambirasio ha definitivamente
spiegato agli italiani cosa sia il Dna, “chi pensa che a carico
di Bossetti ci sia solo quello sbaglia – spiega Bruzzone –
Certo, il profilo genetico sui leggins e sugli slip della
vittima lascia indubbiamente una firma genetica e
comportamentale sull’aggressione, che nel libro ricostruiamo. Ma
che Bossetti fosse lì, ad esempio, lo dicono anche le cellule
telefoniche”. Lui però non ha mai ammesso le sue responsabilità.
    “Mai lo farà – assicura Bruzzone – È un soggetto con una
personalità profondamente immatura e narcisistica. Tende a
mentire e a deresponsabilizzarsi. Non si confesserà mai
colpevole finché qualcuno fuori lo crederà
innocente”.l’ergastolo il muratore e padre di famiglia Massimo
Giuseppe Bossetti, reo di un omicidio il cui movente sarebbe
l’aggressione sessuale.
    “Eppure, c’è chi, in maniera molto pretestuosa, solleva ancora
dubbi sulla sua colpevolezza”. A raccontarlo all’ANSA è la
criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, che insieme
alla giornalista Laura Marinaro, al tempo cronista sul caso,
oggi firma “Yara. Autopsia di un’indagine” (ed. Mursia). Un
saggio, presentato in anteprima al Salone del Libro di Torino il
prossimo 18 maggio, nato “per mettere un punto” su “un’inchiesta
unica nel suo genere”, dice Bruzzone, e per “dare una risposta
definitiva a chi non ha avuto accesso agli atti come noi”. Un
libro che ripercorre passo passo indagini e processo, anche tra
criticità ed errori, sottolineando “anche la determinazione di
chi ha condotto l’inchiesta, con la Pm Letizia Ruggeri in
primis”. E senza “fare sconti a nessuno ma ‘depurando’ il
racconto da tutte le speculazioni che hanno cercato di intaccare
la fondatezza della condanna all’ergastolo di Bossetti. Sulla
cui colpevolezza – ribadisce – non c’è alcun dubbio”.
    Già, perché se il caso di Yara Gambirasio ha definitivamente
spiegato agli italiani cosa sia il Dna, “chi pensa che a carico
di Bossetti ci sia solo quello sbaglia – spiega Bruzzone –
Certo, il profilo genetico sui leggins e sugli slip della
vittima lascia indubbiamente una firma genetica e
comportamentale sull’aggressione, che nel libro ricostruiamo. Ma
che Bossetti fosse lì, ad esempio, lo dicono anche le cellule
telefoniche”. Lui però non ha mai ammesso le sue responsabilità.
    “Mai lo farà – assicura Bruzzone – È un soggetto con una
personalità profondamente immatura e narcisistica. Tende a
mentire e a deresponsabilizzarsi. Non si confesserà mai
colpevole finché qualcuno fuori lo crederà innocente”.
    Sul caso di Yara come su quello di Sarah Scazzi, la quindicenne
uccisa nel 2011 ad Avetrana, si sono spesi fiumi di inchiostro e
migliaia di ore di programmi tv.
    Questo aiuta o complica le indagini? “Principalmente le
complica”, risponde la criminologa, oggi consulente della difesa
nel caso della Strage di Erba. “In entrambi i casi –
ricostruisce – abbiamo avuto ad esempio mitomani, che per dieci
minuti di visibilità sono arrivati a mentire. Dall’altra parte,
però, molti hanno parlato prima con le telecamere che con gli
inquirenti. Io stessa, mentre lavoravo al caso di Sarah, mi sono
ritrovata ad avere come fonte di prova alcune interviste
rilasciate in tv”. Intanto a giugno uscirà in libreria “La
ragazza del bosco. La verità oltre l’inganno. Il caso di Serena
Mollicone” (ed. Piemme Mondadori), che Bruzzone e l’avvocata
Federica Nardoni dedicano all’omicidio della studentessa di Arce
del 2011, ancora senza colpevoli dopo l’assoluzione dei cinque
imputati. “Sono convinta – conclude – che questa storia debba
avere un finale decisamente diverso dal processo di primo
grado”. (ANSA).
   


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