Cassa di Risparmio di San Marino? Il vero male? le assunzioni clientelari

carispLa classe non è acqua. Quando si è navigatori della politica, si diventa talmente esperti dal sapere evitare gli scogli dell’opposizione e dei Sammarinesi, navigando nelle notturne rotte che portano, verso le due dopo mezzanotte, ad approvare,  fra gli sbadigli dei Consiglieri addormentati, un bel debito di 102 milioni di euro.  I Sammarinesi d’ogni età e d’ogni condizione seguono da sempre i lavori del Consiglio Grande e Generale. Alle due di notte, però, sono pochi i Sammarinesi malati d’insonnia, ancora attaccati alla radio o in diretta “streaming” che possono ascoltare il Vangelo secondo Mazzetta, pardon Mazza. Il nostro uomo a quell’ora antelucana ha affermato che: “questo non è un nuovo debito, ma è la concretizzazione di un debito già programmato”. Curiosa tesi secondo cui se un debito è programmato, che debito è?? Suvvia stampiamolo, magari in una carta del tipo “dodici piani di morbidezza”, tanto per adeguarci al rating che avranno questi Bond.  Il Capo Gruppo ha concluso con questo pensiero degno di un Nobel per l’economia: “ Gli studi economici ci hanno detto che avremmo dovuto farlo prima”. Suvvia Ciccio dacci la fonte di questi studi visto che quando uno Stato chiede soldi al mercato, lo dovrebbe fare per creare investimenti, che generino occupazione, che producano ricchezza, risorse, che diano un ritorno di benessere per i cittadini e di entrate fiscali per il Paese. Qui invece  cosa si fa? Si sono regalate le banche decotte, o non in linea con le  oligarchie paesane, alle banche ancora sul mercato, si sono defiscalizzate le perdite si sono create “bad bank”, dove scaricare i crediti irrecuperabili ed il gioco è fatto. Ma non bastava. Bisognava che i grandi debitori delle Banche (che, a vario titolo, siedono in Consiglio Grande, o nella galassia del potere di questa Repubblica), potessero restituire la cortesia a certi vertici bancari (da sempre espressione della peggior politica) con una bella iniezione milionaria a carico dei soliti Contribuenti Sammarinesi. Tanto ragionano i nostri : se aiutiamo la Banca e quando diciamo la Banca intendiamo la più antica, fatta grande da generazioni di parsimoniosi, onesti oculati Sammarinesi. Gente che in quell’istituto ha depositato i risparmi di una vita di lavoro, in giro per il mondo, nelle lontane Americhe od in Francia, Germania, Belgio. Adesso in questa Banca, a cui lo Stato ha già dato somme tali, da essersela abbondantemente pagata, si investe un ulteriore gruzzolo di quaranta milioni. L’investimento fatto sul debito e sulla spesa corrente è quello che si auto consuma perché non produce ricchezza, ma solo altri debiti. Se si vuole rilanciare la Cassa la ricetta c’è  senza ricorrere all’acume del Capogruppo del PDCS né  all’esperienza professionale del suo chiacchierato Segretario ( che di fatture se ne intende). Bisogna affidarla ad un Banchiere e toglierla ai politici. Il Consiglio d’Amministrazione deve essere composto da persone di buon senso ed oneste, elette con un referendum dai cittadini e sottratto alle camarille della politica e dei suoi debitori, che hanno finito per scambiar la Cassa con il Padre Nostro quando la preghiera dice: “rimetti a noi i nostri debiti”. L’Uomo c’è, è già ai vertici dell’Istituto. Ha l’esperienza del vero Banchiere, oculato ed al contempo attento alle opportunità ed ai cambiamenti dei mercati. Fu in passato oggetto di una gogna mediatica senza precedenti e di un arresto spettacolo eseguito alle luci dell’alba con al seguito le telecamere della TV di stato Italiana. Il tempo sta dimostrando l’infondatezza e la fragilità delle accuse, dell’impianto accusatorio, frutto dell’arroganza di una certa Procura non troppo lontana dal Titano. Una ripulitura dei troppi bancari, assunti per meriti politici, completerebbe l’opera ed allevierebbe il bilancio da costi di un personale spesso incapace, quanto spocchioso. Il vero male della Cassa non fu la vicenda Delta, né la maxi “consulenza” pagata ai Magnoni, ma quelle assunzioni clientelari che hanno minato l’Istituzione Bancaria più antica e solida di cui la Repubblica andava giustamente orgogliosa.

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