Castellammare del Golfo, nuovo giallo 38 anni dopo i fatti: 74enne sospettata dell’omicidio del marito… Tentò di far uccidere anche il figlio

Una vicenda che si dipana tra delitti irrisolti, sospetti di vendetta familiare e anni di mistero: questa è la storia di Giovanna Navarra, 74 anni, originaria di Castellammare del Golfo ma per molti anni residente a Mortara, in provincia di Pavia. La donna è oggi al centro di un’indagine della Procura di Pavia che riapre un caso di quasi quarant’anni fa e intreccia un recente tentato omicidio.

Nel febbraio 1987, Francesco Ancona, operaio edile 48enne originario come lei della Sicilia, venne trovato morto lungo una strada provinciale vicino a Mortara. All’epoca, la sua morte venne archiviata come suicidio: l’uomo si sarebbe gettato sotto una betoniera, mai ritrovata, riportando un trauma fatale alla testa. Oggi, però, l’inchiesta condotta dal pm Andrea Palermo ha ribaltato questa versione, ipotizzando che la morte sia stata causata da un piano di omicidio premeditato orchestrato da Giovanna Navarra insieme a Domenico Scarfò, un uomo di 70 anni suo ex amico e poi complice.

Secondo la nuova ricostruzione degli investigatori, la vittima sarebbe stata prima avvelenata, poi colpita ripetutamente alla testa con un corpo contundente, infine cosparsa di benzina e investita da un mezzo pesante, sempre una betoniera. Una sequenza brutale e metodica, finalizzata a far sembrare il tutto un gesto volontario. La Navarra è accusata di aver premeditato e realizzato l’omicidio nei confronti del marito.

Ma non è tutto. Nel novembre e dicembre del 2023 la stessa donna avrebbe cercato di far uccidere il figlio Antonino, che viveva con lei in Sicilia, mentre le altre due figlie erano rimaste al Nord. Il piano, secondo le indagini, prevedeva di far sembrare la morte del ragazzo un incidente o un suicidio, investendolo con un’auto e lasciandolo agonizzante sull’asfalto. Il tentativo però non è andato a buon fine e la Navarra, insieme al presunto sicario, è stata processata per tentato omicidio. Pur essendo stata assolta, per lei è stata disposta la libertà vigilata per la pericolosità dimostrata durante le indagini, in particolare per la crudeltà del progetto contro il figlio, mascherato da vittima di violenza domestica.

Le conversazioni intercettate dagli investigatori rivelano la determinazione della donna. In un dialogo con il falso killer, Navarra chiedeva di attendere che il figlio uscisse dalla doccia, per poi compiere il gesto. Si mostrava convinta della colpevolezza del figlio, esultando all’idea di eliminare chi, a suo dire, la maltrattava. Il finto sicario notava poi una foto di Francesco Ancona e chiedeva se fosse il marito, insinuando che fosse stata proprio lei a ucciderlo. Alla domanda, la Navarra rispondeva evasivamente, negando.

L’inchiesta dunque porta a un doloroso intreccio di morte e sospetti tra madre, marito e figlio, con due tragedie familiari che sembrano specchiarsi a distanza di trentotto anni. Il caso è ancora aperto e si attendono sviluppi, ma la figura di Giovanna Navarra resta centrale in una vicenda carica di ombre e inquietudini.