Cattolica. Delitto di Via Cabral. I gemellini di tre anni, figli di Ivana, tornano a casa

Ivana-Intilla-con-i-gemellini«OGGI è il giorno più bello della mia vita: i gemellini sono tornati a casa». Mentre Alessio Intilla, commosso, parla al telefono, in sottofondo due vocine ridono e scherzano. Sono i figli di sua sorella, Ivana, che di là in salotto si stanno divertendo con le macchinine telecomandate. Dopo quasi cinque mesi in una struttura protetta gestita dai Servizi sociali dove, comunque i familiare hanno sempre potuito vederli, i bambini sono di nuovo nella casa dei nonni materni, a Misano. I piccoli hanno tre anni scoppiano a ridere mentre nonna Giuseppina li chiama a tavola per la cena. «Il loro posto è qui, accanto a noi», dice Alessio. Sembra così lontano quel cupo pomeriggio dell’ottobre scorso, quando in via Cabral, a Cattolica, il papà dei piccoli, Raffaele Ottaviani, accoltellò a morte la moglie Ivana prima di togliersi la vita. I due bambini, quel pomeriggio del 4 ottobre, erano là, nell’appartamento di via Cabral. Ricordi terribili che ora la famiglia Intilla vuole lasciarsi alle spalle. Siete felici? «Se potessi, mi metterei a piangere dalla gioia, solo che non voglio che i piccoli mi vedano in lacrime», dice Alessio. Quando vi hanno detto che avreste riportato a casa i piccoli? «Gli assistenti sociali ci hanno comunicato la decisione del tribunale qualche giorno fa. Appena saputa la notizia, io, mia sorella Fabiola e mio fratello Massimiliano ci siamo fiondati a casa dei nostri genitori a Misano. Sabato sera siamo rimasti quattro ore fuori dal cancello, aspettando il loro arrivo, con l’ansia che ci divorava». E’ stato emozionante rivederli? «In realtà, in tutti questi mesi, li abbiamo visitati spesso: ma la gioia di riaverli qui tra noi è davvero troppo grande». Li avete trovati cambiati? «Sono cresciuti molto. Ora sono dei piccoli ometti’.  Mi sembrano sereni, tranquilli. Ridono e scherzano in continuazione. La prima cosa che hanno fatto, appena messo piede in casa, è stato correre a cercare le macchinine telecomandate e le biciclette che avevano lasciato qui. Poi la sera hanno voluto dormire nel letto con la nonna. A me hanno chiesto di portarli a fare un giro sulla mia cabriolet: vanno pazzi per quella macchina. Più avanti, se tutto va bene, torneranno a frequentare l’asilo». Chiedono della mamma o del babbo? «In casa ci sono tante foto di Ivana. Ogni tanto si fermano a guardarle, poi si voltano e dicono: la nostra mamma è la più bella di tutte’». Pensate che si siano resi conto di quel che è successo? «Credo che stiano cercando di dimenticare quell’esperienza orribile: gli assistenti sociali li hanno aiutati molto a riprendersi e a tornare a sorridere, e per questo li ringraziamo. Non parlano mai di quel giorno. Quando si è piccoli le ferite si rimarginano in fretta». Ora cosa farete? «Siamo di nuovo una famiglia unita vogliamo voltare pagina. Daremo ai nostri piccoli tutto l’amore di cui hanno bisogno. Ci occuperemo di loro: lo dobbiamo a Ivana». Il Resto del Carlino