Cattolica. ”Ho visto corpi straziati ovunque. Di notte sogno ancora il killer”. La 29enne Dalila Staccoli ricorda l’orrore vissuto a Nizza

Schermata 2016-07-21 alle 07.53.38Sopravvissuta all’orrore, in una sola notte ha visto scene terribili ma ora è tornata nella sua amata Cattolica per dire a tutti: «Andiamo avanti, la paura ed il terrore non devono avere la meglio, siamo forti e possiamo farcela, la speranza non deve cedere alla paura».

Dalila Staccoli, 29enne, cattolichina, di professione truccatrice, nella tragica notte del 14 luglio scorso era a Nizza sul lungomare, per una vacanza, amante dei fuochi d’artificio e della Promenade francese: è sopravvissuta all’attacco terroristico che ha visto un tir scagliarsi sulla folla a velocità folle.

«All’inizio pensavo che l’autista fosse un ubriaco piombato in mezzo alla folla – spiega lei, ancora fasciata e traumatizzata dall’accaduto – ma poi, in una frazione di secondo, l’inferno.

70, 80 km all’ora… Il mio compagno è uno che si intende di motori e secondo lui il tir andava a quella velocità.

Sono caduta senza capire come. Dopo pochi secondi ho ripreso conoscenza e ho visto corpi straziati ovunque. Ricordo il corpo di una donna senza braccia. E poi quel volto, quello dell’autista, è stato terribile. E’ il ricordo che mi fa più male, di notte continua a tornarmi in mente». Dalila Staccoli, residente a Brescia, racconta l’incubo di Nizza con coraggio.

Ha la testa fasciata per via del trauma cranico, nel viso porta ancora i segni della brutta caduta a terra, in seguito all’urto con persone e cose, ma ci tiene a ribadire che «l’odio che nel mondo genera morte e terrore, non è nulla di fronte alla voglia di vivere ».

Ora da «miracolata» come si definisce ribadisce a quanti ora ascoltano la sua voce: «Si può morire ovunque: io non mi voglio far fermare da questo evento – ribadisce ai cronisti in conferenza stampa – è stata un’esperienza bruttissima, ma appena sarà passato tutto continuerò a vivere la mia vita senza farmi bloccare dalla paura.

Queste persone, coloro che compiono tali gesti, vogliono cambiare le nostre vite, le nostre abitudini, ma io non lo farò – ribadisce lei – l’autista aveva lo sguardo fisso, diretto sulle persone: puntava la gente con la stessa metodica attenzione di chi manovra la consolle di un videogioco.

Noi tutti abbiamo capito in breve tempo che si trattava di un attentato. Eravamo terrorizzati, e dopo il passaggio del tir molti sono stati a terra per paura di ciò che potesse ancora succedere. Ho perso conoscenza per poco tempo, quando mi sono svegliata ho visto che la mia testa zampillava sangue, poi mi è piombato addosso un senso di stanchezza enorme. Chi mi era vicino cercava di tenermi sveglia: per fortuna due dottoresse passavano di lì ed una ha effettuato su di me alcuni test neurologici per capire le mie condizioni.

Dopo aver verificato che non avevo grosse problematiche, la dottoressa mi ha comunque consigliato di non muovermi. Poi sono stata portata all’ospedale pediatrico a Nizza. All’ospedale c’erano scene terribili. Ma quella che non scorderò mai è legata al momento in cui dopo la caduta ho aperto gli occhi: ho visto un corpo di donna senza braccia ed un padre che urlava per il suo bambino».

Cattolica, la città del padre Franco e di tutta la sua famiglia l’ha accolta a braccia aperte. Il sindaco Mariano Gennari: «Questa è la tua casa – le ha detto il primo cittadino in municipio – e potrai tornarci ogni volta che vorrai». La vita va avanti, la speranza non deve cedere alla paura. Il Resto del Carlino