Il caso della giovane influencer romagnola finita nel mirino della Guardia di Finanza per aver, secondo le accuse, incassato circa 300mila euro in tre anni senza dichiararli al Fisco, riaccende il dibattito sulla necessità di norme più rigide per il settore dell’economia digitale.
A puntare il dito è il Codacons, che parla di “un far west caratterizzato da scarsa trasparenza e regole insufficienti a tutelare utenti e mercato”. L’associazione ricorda come l’influencer marketing sia ormai un comparto in costante espansione: nel 2024, in Italia, ha generato un giro d’affari stimato in 370 milioni di euro, con un incremento del +6,3% rispetto al 2023. Per il 2025 si prevede di arrivare a 385 milioni.
“L’episodio dimostra le ragioni della sonora bocciatura che abbiamo dato alle recenti linee guida Agcom sugli influencer”, prosegue la nota dell’associazione. Tra le criticità segnalate: la soglia di 500mila follower o 1 milione di visualizzazioni per l’applicabilità delle norme, che escluderebbe operatori con pubblico ampio ma inferiore; l’assenza di regole per gli influencer stranieri che si rivolgono al pubblico italiano; disposizioni troppo generiche sulla tutela dei minori nei contenuti online; e nessun intervento contro l’uso di intelligenza artificiale o false interazioni per gonfiare compensi e ingannare gli utenti.
Per il Codacons, l’operazione della Finanza è la conferma che “servono regole stringenti per garantire trasparenza, tutelare il mercato e assicurare che tutti i proventi vengano dichiarati e tassati”.