Cattolica, torna lo storione dell’Adriatico: reintrodotti 4.900 esemplari nei fiumi romagnoli

Dopo anni di assenza dai fiumi italiani, lo storione cobice, noto come storione dell’Adriatico, torna a nuotare nelle acque romagnole grazie a un progetto di reintroduzione portato avanti da Costa Edutainment, Parco del Ticino e Università di Bologna. Dal 2014 al 2025 sono stati rilasciati quasi 5.000 esemplari nel Delta del Po e nei fiumi Reno, Bevano e Savio, recuperando habitat persi a causa di sbarramenti, inquinamento e bracconaggio.

Il progetto, realizzato attraverso il Centro universitario Produzioni ittiche di Cesenatico guidato dal professor Oliviero Mordenti, ha seguito un protocollo scientifico rigoroso: dalla fecondazione artificiale e lo svezzamento dei giovani storioni, fino al loro rilascio in ambienti idonei e al monitoraggio genetico e ambientale. Gli esemplari sono stati rilasciati solo al raggiungimento di dimensioni adeguate, da piccoli di un anno a sub-adulti di oltre un metro.

Un ruolo fondamentale è stato svolto dall’Acquario di Cattolica e dal parco Oltremare di Riccione, strutture del gruppo Costa Edutainment che hanno ospitato vasche espositive e promosso la sensibilizzazione del pubblico alla conservazione delle specie a rischio estinzione. “Gli acquari hanno sempre più insita nel loro operato la vocazione per la ricerca, la conservazione e la sensibilizzazione – spiega Patrizia Leardini, direttore operativo di Acquario di Cattolica e Oltremare – Collaborare con il Centro universitario di Cesenatico per la reintroduzione dello storione è stata una bellissima occasione per mettere a disposizione competenze e strutture”.

Il cobice è una specie semi-anadroma, capace di spostarsi dai fiumi al mare o alle acque salmastre per riprodursi. Alcuni esemplari rilasciati nel Reno sono stati ritrovati nel Bevano, nel Savio e persino nei pressi di Ancona, segno del successo del monitoraggio e dei corridoi ecologici sviluppati dai ricercatori.

“Il ritorno dello storione cobice è la prova che l’inversione di rotta verso l’estinzione è possibile – sottolinea Cesare Avesani Zaborra, presidente Uiza – Grazie alla collaborazione tra università, enti di ricerca e strutture zoologiche, una specie che sembrava perduta ha ripreso a popolare i nostri fiumi”.

Il progetto, che rientra nell’iniziativa “Salva una specie in pericolo”, unisce conservazione scientifica e sensibilizzazione del pubblico, avvicinando ogni anno migliaia di visitatori alla conoscenza degli ecosistemi fluviali e alla fragilità delle specie che li abitano.