CDLS: la crisi la devono pagare tutti

Le misure anti deficit non devono essere a senso unico. E’ il messaggio lanciato dal Consiglio Confederale della CDLS alla vigila dell’incontro governo-sindacati sulla manovra economica.

A preoccupare il vertice della Confederazione Democratica è la scelta dell’Esecutivo di “imboccare la scorciatoia dei decreti, con il rischio di spezzettare e sbilanciare  la manovra economica solo a danno delle fasce più deboli”.

Il confederale CDLS torna a ribadire con forza che la “crisi la devono pagare tutti” e per questo critica “il mancato inserimento nella manovra di interventi come la tassazione degli appartamenti sfitti o l’introduzione di una exit-tax  allo scopo di frenare l’uscita di gruppi imprenditoriali e finanziari”.

Forti perplessità anche sulla decisione di tagliare del 2%  la monofase:“Non è affatto automatico che questo taglio fiscale si traduca in un abbassamento dei prezzi dei prodotti di largo consumo”.  Per questo “sono  necessari precisi vincoli affinché quel 2% non rimanga tutto nelle tasche degli operatori economici ma arrivi anche alla famiglie”.

No a risparmi a senso unico. E’ quanto la Confederazione Democratica tornerà a dire domani  al tavolo di confronto con il Governo anche sul fronte contrattuale. Soprattutto in relazione all’annunciato blocco  del contratto della PA e il rinvio della stabilizzazione dei precari.

“A fronte di un bilancio pubblico che si aggira sui 700 milioni di euro – sottolinea la CDLS – le buste paga non raggiungono i 130 milioni, ovvero meno del 20% della spesa corrente. C’è insomma un abbondante 80% di spesa che merita di essere esaminata con più attenzione”. Non solo: il numero dei dipendenti della Pubblica Amministrazione sono “invariati da 13 anni e molte voci della busta paga sono congelate da un decennio”.

“E’ facilmente ipotizzabile – conclude il confederale CDLS  – che un blocco quadriennale della contrattazione si traduca  in un taglio netto delle buste paga di almeno il 10%Percentuale che, per una larga fetta di dipendenti pubblici  con stipendi da 1200 a 1900 euro, rappresenta un sacrificio non certo all’insegna dell’equità”.