CDLS.SM: DISOCCUPAZIONE, IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE

L’allarme disoccupazione continua.  Nel 2010 i senza lavoro saranno 57 milioni. Mai così tanti dal dopoguerra. Lo prevede l’Ocse, l’organizzazione che raggruppa i Paesi economicamente più sviluppati. A San Marino la disoccupazione  è raddoppiata, passando da 400 a 800 unità e i più colpiti sono stati i dipendenti delle piccole aziende. La cassa integrazione interessa invece circa 1700 lavoratori. “Ma i veri conti con la crisi – dice Giorgio Felici, segretario industria della CDLS – si potranno fare solo a fine anno”.Gli effetti delle recessione internazionale non sono dunque finiti. Secondo Girgio Felici  (nella foto)“i contraccolpi sulle reali capacità produttive del nostro sistema industriale si conosceranno dopo l’autunno, quando l’attuale stabilizzazione finanziaria si riverserà sull’economia reale. Il rischio maggiore che abbiamo davanti è  che anche  San Marino dovrà fare fronte a una disoccupazione di lunga durata”. Nel frattempo “non è possibile stare fermi”.  “Intanto il Governo  – continua  il segretario della FLIA-CDLS –  deve rompere l’assordante silenzio  di fronte alla fuga dell’Anis dalla firma del contratto di lavoro. E’ inammissibile lasciare 9 mila lavoratori senza rinnovo, e l’Esecutivo ha il dovere  di richiamare tutti al pieno rispetto degli impegni sottoscritti al tavolo tripartito”. Poi è necessario “agire rapidamente e con risolutezza” sul rilancio economico e occupazionale della nostra Repubblica. “Dobbiamo ripartire  – sottolinea Giorgio Felici – dai contenuti dell’accordo tripartito e tradurli in fatti concreti. Ancora manca un progetto su un nuovo modello economico per San Marino, capace di attirare investimenti e fare ripartire l’occupazione”.      

Del resto l’allarme dell’Ocse è quello di una disoccupazione strutturale:  nel 2010 le persone senza lavoro potrebbero raggiungere anche il 10%. Previsione contenuta nell’ ‘Employment Outlook 2009′ diffuso oggi, mercoledì 16 settembre. “Crescono segnali che il peggio sia ormai alle spalle – scrive l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – e che la ripresa possa essere vicina, ma per l’occupazione nel breve termine le prospettive sono ancora fosche”. I numeri del rapporto dicono che nella  seconda metà del 2010 il tasso di disoccupazione nell’area si avvicinerà ad un nuovo massimo dal dopoguerra,  con 57 milioni di disoccupati; pari al 10%, mentre a giugno di quest’anno era di poco superiore all’8%, già il più alto sempre dal dopoguerra.

Se in alcuni Paesi come Irlanda, Giappone, Spagna e Stati Uniti, già nel 2009 si è registrato un forte aumento di disoccupati a causa della crisi economica, “in altri Paesi, inclusi Francia, Germania e Italia la gran parte della crescita della disoccupazione deve ancora arrivare”.
E’ la Spagna, con un tasso di disoccupazione al 18,1% a giugno, secondo i dati Ocse, il Paese che finora ha pagato il tributo più grande alla crisi in termini di lavoro. In Francia il tasso è al 9,4% a metà di quest’anno, mentre in Germania è al 7,7%. Nella tabella Ocse i dati italiani sono invece disponibili fino al primo trimestre 2009 quando la disoccupazione era al 7,4%, leggermente inferiore rispetto al 7,5% registrato nell’area sempre nei primi tre mesi di quest’anno. L’Italia avrà invece alla fine del 2010 1,1 milioni di disoccupati in più rispetto alla fine del 2007.

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