Piccolo ma turbolento: a poco più di un mese dal voto, il partito di Gianluigi Paragone rischia già di implodere. Dopo la delusione elettorale dello scorso 25 settembre, quando Italexit ottenne l’1,9% delle preferenze e mancò l’ingresso in Parlamento, alcuni referenti territoriali del suddetto movimento hanno iniziato a pestare i piedi, arrivando a contestare la linea del fondatore. Qualcuno avrebbe addirittura pensato di sfiduciarlo. Così, l’ex senatore Cinque Stelle si sta apprestando a compiere la mossa del cavallo, con la quale fare piazza pulita dei dissidenti e ripartire da sé.
Italexit, il caso e la “nuova fase”
A raccontare cosa sta accadendo è stato lo stesso Paragone. “In alcuni casi è stata messa in discussione la mia linea, in altri c’è una rivolta dei circoli provinciali. In generale servono persone nuove, più esperte per questa nuova fase“, ha spiegato il giornalista al Corriere. Da qui, l’ipotesi di agire su due fronti. Da una parte il possibile commissariamento di alcuni coordinamenti regionali e di quello di Roma città metropolitana; dall’altra un probabile cambio di nome al movimento antisistema. “Nei fatti il partito è trascinato dalla mia figura, è giusto il nome lo rispecchi“, ha osservato l’ex senatore, aggiungendo: “Il nome ideale è ‘Per l’Italia con Paragone’, che poi era già quello più visibile sulla scheda elettorale nella quale compariva anche Italexit“.
Le barricate di Paragone
Certo, qualcuno potrebbe storcere ulteriomente il naso su tale scelta. Soprattutto quanti già ora contestano al giornalista un atteggiamento troppo accentratore. Lui però non sembra preoccuparsene troppo. “È innegabile che il partito si identifichi con la mia leadership. Sarà arrogante, ma è la verità“, ha commentato l’ex esponente pentastellato, intenzionato ad aprire una nuova fase pur senza rinunciare ai suoi storici cavalli di battaglia. “All’articolo 1 del nostro statuto c’è l’obiettivo di portare l’Italia fuori dall’Europa e dall’eurozona. Il tema rimane centrale anche se il partito cambiasse nome“, ha assicurato.
I “capricci” dei dissidenti
Alle scorse elezioni le ricette no-euro, no-vax e no-Nato di Italexit non avevano convinto gli elettori, ma sul punto Paragone è categorico: “Chi dice che arrivare al 2% in un anno è un insuccesso non capisce nulla di politica“. Nel mirino dei giornalista ora ci sono quei dissidenti che – a suo avviso – “speravano di avere in mano il biglietto vincente della lotteria per entrare in Parlamento. E quando è andata male hanno iniziato a contestare Stefano Puzzer o Giovanni Frajese o me“. La soluzione paventata è dunque quella di isolare quelle voci. “Io tutta la vita preferisco confrontarmi con Puzzer e Frajese piuttosto che con chi fa i capricci e piagnucola perché ha perso il biglietto da visita che sentiva di avere in mano. Dubito i militanti si stracceranno le vesti per i capricci di lorsignori“, ha chiosato ancora Paragone.
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