La crisi abitativa continua a mettere a dura prova una famiglia di origine nordafricana che da mesi vive in condizioni di estrema precarietà. La donna, al sesto mese di gravidanza, e il marito si trovano senza un alloggio stabile e sono costretti a trascorrere le notti in un furgone o, quando possibile, in un’auto. Una situazione aggravata dal fatto che il primo figlio della coppia è separato dai genitori e affidato ai nonni, aggiungendo ulteriore dolore e tensione.
Già un anno fa la coppia aveva fatto sentire il proprio disagio, arrivando a minacciare di passare la notte davanti a Palazzo Albornoz dopo aver subito uno sfratto. Nonostante la notorietà della loro condizione da allora, i problemi non sono stati risolti e le tensioni con il Comune sono tuttora forti. La famiglia denuncia infatti una sostanziale mancanza di risposte da parte dei servizi sociali, che ritengono ignorino la loro difficile situazione.
Nel racconto che emerge, il padre spiega che il loro reddito è così limitato che possono permettersi solo brevi soggiorni in hotel, nei primi giorni del mese, quando arriva lo stipendio. Nel resto del tempo, però, sono costretti a tornare a dormire nei mezzi di fortuna, una condizione che pesa soprattutto sulla donna in gravidanza, che vive un disagio psicofisico crescente. Le soluzioni proposte dall’amministrazione comunale finora non hanno incontrato il consenso della coppia: l’unica offerta concreta è stata quella di un posto in un dormitorio femminile, condiviso con altre donne, ma la futura mamma ha rifiutato perché sarebbe dovuta uscire ogni mattina e fare rientro solo la sera, un sacrificio troppo pesante per una donna incinta.
La paura più grande per il padre è che i servizi sociali possano intervenire portandosi via il bambino ancora in arrivo, un timore alimentato dalla sensazione di essere trascurati e isolati da chi dovrebbe invece offrire supporto. Quando lavora, racconta, porta con sé la moglie per non lasciarla sola, ma la situazione appare insostenibile a lungo termine.
Questa storia rappresenta un quadro emblematico dell’emergenza abitativa che tocca molte famiglie a Cesena e in altre città italiane, sottolineando la necessità di interventi più efficaci e umani per chi si trova in difficoltà.
Con l’arrivo di giugno 2025, la coppia rimane in attesa di una soluzione stabile che consenta loro di vivere dignitosamente e prepararsi ad accogliere il nuovo nato in un ambiente sicuro e protetto.