La rassegna Waiting for Nazra dedicata al cinema sulla e della Palestina ritorna lunedì 10 marzo alle 21:00 al cinema Eliseo di Cesena con un progetto cinematografico unico ed importante intitolato From Ground Zero. Un film tanto spericolato quanto prodigioso che sta girando le sale in modo indipendente, realizzato a Gaza durante la guerra, mostra la distruzione, il dolore, la fame, la paura, ma anche un’indomita speranza e desiderio di libertà del popolo palestinese. Per l’occasione ospiti in sala a dare la loro testimonianza gli attivisti del Bds Italia.
Waiting for Nazra nasce dal Nazra Palestine Short Film Festival che raccoglie opere cinematografiche che raccontano la vita e la lotta del popolo palestinese, offrendo uno spazio di espressione per autori palestinesi e della diaspora. Nazra, che significa “sguardo” in arabo, vuole promuovere il dialogo culturale e la solidarietà internazionale attraverso il cinema. I ricavi delle proiezioni saranno devoluti per l’80% al gruppo di lavoro di Gaza, composto da un centinaio di persone, e alle loro famiglie per la sussistenza quotidiana, nonché ai giovanissimi allievi e allieve della scuola di cinema della Fondazione Masharawi.
Questa edizione di Waiting For Nazra è arrivata a Cesena grazie all’iniziativa di Maria Chiara Pacchierini, affiancata alla preziosa curatela di Monogawa, ed aderiscono i gruppi locali di: Mediterranea Forlì-Cesena, Centro Pace Cesena, Equamente Cooperativa, Libera Forlì – Cesena, ed Operazione Colomba.
Ideato dal cineasta palestinese Rashid Masharawi, From Ground Zero è un progetto che raccoglie 22 cortometraggi tra i tre e i sei minuti realizzati da giovani registi di Gaza che fanno parte della scuola di cinema del regista. L’iniziativa è nata in seguito al nuovo conflitto con Israele scoppiato dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 e, attraverso diversi punti di vista, presenta un quadro realisticamente tragico dove la disperazione si alterna alla speranza. Il film nasce dalla necessità di tracciare la memoria di quanto vissuto affinché la storia dell’occupazione della Palestina non possa essere riscritta senza tenere conto di quella dei palestinesi. L’idea di comporre un film collettivo di ventidue cortometraggi, ideati, scritti e diretti da altrettanti giovani autori e autrici palestinesi, consente una molteplicità di punti di vista in una pluralità di linguaggi che mostrano devastazione e macerie ma anche la resistenza attraverso l’atto creativo, la poesia e la gioia dello stare insieme.
Rashid Masharawi (Gaza, Palestina, 1962), è un regista palestinese, ha realizzato film che descrivono ironicamente la vita quotidiana nel suo Paese, grazie ai quali ha vinto numerosi premi e ha partecipato a numerosi festival arabi e internazionali. Nel 1996 ha fondato il Centro di produzione e distribuzione cinematografica di Ramallah, con l’obiettivo di formare giovani registi palestinesi e sviluppare il cinema palestinese. Più recentemente ha invece creato il fondo Masharawi per film e registi di Gaza, che attualmente sostiene più di venti registi palestinesi e ha avviato il progetto «Ground Zero».
From Ground Zero è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Toronto, è giunto al Middle East Now di Firenze e al Torino Film Festival, approdando nella shortlist dei candidati agli Oscar per il Miglior Film Internazionale. Michael Moore gli ha accordato il proprio endorsement e la critica lo sta acclamando come rivoluzionario esempio di cinema-verità.
Il progetto From Ground Zero nasce con l’obiettivo di far conoscere e ascoltare a un pubblico ampio le parole, le idee degli abitanti di Gaza, con la convinzione che è necessario avere tracce di quanto vissuto per preservarne la memoria. La storia dell’occupazione della Palestina non può essere riscritta senza tenere conto delle voci palestinesi e in particolare di quelli di Gaza. È straordinario che nel contesto di una guerra giovani artisti di Gaza abbiano creato e prodotto queste 22 brevi storie che compongono il film.
Quel lembo di terra bagnato dal mar Mediterraneo oggi è un campo di battaglia, e da questa sponda del mare affrontiamo questa diatriba a suon di parole, definizioni, costruendo narrazioni. Sono stati usati tanti termini: terrorismo, guerra, conflitto, occupazione, genocidio, deportazione. Le parole spiegano, autorizzano, le parole possono essere usate per raccontare un dramma o per fare propaganda e normalizzare uno sterminio. È importante quindi essere informati, guardare i documentari ed ascoltare le storie di chi è stato in quei luoghi, così da capire che non tutti gli attivisti portano la kefia e fanno rumore, e che tutti noi con le nostre parole possiamo fare la differenza.
INGRESSO EURO 6,50 – RIDOTTO 5,00
Comunicato stampa