Sarà presumibilmente un’autopsia a stabilire le cause della morte del neonato non sopravvissuto al drammatico parto avvenuto alle 21 di domenica scorsa nel reparto di Ostetricia dell’Ospedale Bufalini. Lo chiede la famiglia, ossia la madre e il padre del piccolo, due giovani cesenati di origine ucraina assistiti nella causa contro l’ospedale Bufalini – hanno sporto denuncia presso il Commissariato di Cesena – dall’avvocata Carla Ciani del foro di Forlì. Ma sarà la Procura, a cui sono stati inviati gli atti e i documenti relativi al caso, che la polizia ha prontamente acquisito, a decidere se effettuare o meno l’esame autoptico sul corpicino.
C’è da verificare se si sia trattato di uno strangolamento da cordone ombelicale, una delle complicanze (peraltro tutt’altro che frequenti) che possono portare alla mortalità del nascituro durante il parto, oppure di responsabilità medico sanitarie diverse emerse durante il lunghissimo travaglio. La donna infatti, di corporatura esile, portava in grembo un bimbo di oltre 4 chili e mezzo – ma era stata fatta una previsione di un bimbo non superiore ai 3 chili e mezzo – e nei due giorni successivi alla rottura delle acque non aveva praticamente contrazioni che potessero portare rapidamente all’espulsione del nascituro.
«Ma si trattava di un bimbo sano e il parto non presentava criticità o rischi di qualche natura – chiarisce l’avvocata Carla Ciani -. Lo dimostrano gli esami preventivi e le analisi effettuati dalla donna sia durante la gravidanza che in concomitanza del parto. Tuttavia, finché non ci saranno riscontri medici certi non siamo in grado di fare anticipazioni sulle cause della morte».
La domanda che ricorre è dunque se un intervento con taglio cesareo, ripetutamente richiesto dal marito della donna (una 28enne alla prima maternità) che assisteva al dolorosissimo travaglio, avrebbe potuto salvare la vita del piccolo. In sintesi, se ci sono state o meno responsabilità da parte del personale sanitario, peraltro scioccato dall’evoluzione del parto, che ha assistito la partoriente. Il marito ne è certo ma la sua non può che essere una testimonianza di nessun valore medico, perdipiù stimolata da una situazione drammatica.
La giovane donna al cnetro di questa triste vicenda frattanto resta ricoverata in ospedale sotto sedazione per i postumi fisici del travaglio e per quelli psicologici indotti dalla perdita del bambino. Il Resto del Carlino