Non è stato un gesto improvviso, ma una lenta rinuncia alla vita. Un uomo di oltre 65 anni, residente nella prima periferia di Cesena, ha smesso di mangiare e bere fino alla morte. Un tragico epilogo che si sarebbe consumato proprio nel giorno che avrebbe dovuto segnare l’inizio del suo riposo dopo una vita di lavoro: il suo primo giorno da pensionato.
A trovarlo, senza vita nel suo appartamento, sono stati i soccorritori allertati dai vicini di casa. Un odore sempre più intenso e inquietante, proveniente da dietro quella porta chiusa, li aveva insospettiti. Quando le forze dell’ordine e il personale del 118 sono entrati, l’uomo era morto da circa dieci giorni.
Un isolamento diventato scelta
Secondo il medico legale, la morte risale al 1° giugno, il giorno ufficiale del pensionamento. Da tempo l’uomo sembrava aver imboccato una strada di isolamento volontario. Dopo la perdita della madre, anni fa, la sua vita si era progressivamente spenta. I rapporti con i parenti si erano ridotti al minimo, mentre qualche collega del Bufalini – ospedale dove lavorava – e pochi amici tentavano di restargli vicino.
I servizi sociali avevano cercato di intervenire, specie negli ultimi mesi in cui era già lontano dal lavoro per smaltire ferie e permessi. Ma anche quel supporto era stato rifiutato: lui stesso non voleva più riceverli.
Tutti gli elementi raccolti – compreso quanto emerso dall’ispezione medico-legale – lasciano ipotizzare una morte per inedia consapevole. Non si sarebbe trattato, dunque, di un evento improvviso, ma della conclusione di un percorso interiore segnato dalla sofferenza e dal rifiuto dell’aiuto esterno.
Un dramma che inquieta
Il fatto che nessuno lo abbia cercato per dieci giorni, fino all’arrivo del cattivo odore, è forse il dato più crudele di questa vicenda. Una morte invisibile che riapre la riflessione sulle fragilità delle persone anziane e su quanto, anche in una rete di relazioni e servizi, si possa comunque restare soli.
