Tre anni e due mesi di carcere e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. E’ la condanna inflitta ieri pomeriggio a Tiziano Marchi, 60 anni, funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Cesena, ora licenziato. Il pubblico ministero, Davide Ercolani, aveva chiesto quattro anni. Il processo era in rito abbreviato che ha consentito lo sconto di un terzo della pena.
Marchi, originario di Forlimpopoli, un passato da socialista ed ex assessore comunale, era stato arrestato dai carabinieri di Rimini il 23 aprile del 2016, subito dopo essere uscito dallo studio di un commercialista. In tasca aveva un busta con dentro 5mila euro, i soldi che il professionista riminese gli aveva appena consegnato. Una trappola, organizzata insieme agli investigatori a cui il commercialista si era rivolto, subito dopo la ‘richiesta’ di Marchi. Questo l’aveva infatti contattato in merito a un suo cliente di Cesena, con cui il funzionario aveva già avuto a che fare. Quando il riminese gli aveva chiesto di cosa si trattasse, questo gli aveva risposto che gli servivano 9-10mila euro e gli aveva fatto capire che quei soldi li voleva dal suo cliente. Si era già occupato di lui in passato e ora, aveva aggiunto, aveva aperto un’altra pratica. Un’allusione fin troppo esplicita. La risposta del commercialista inizialmente era stata quella di consigliargli di rivolgersi a una banca, ma poi capito cosa l’altro intendeva, aveva finto di prendere tempo. Subito dopo però, insieme al cliente era andato dritto dai carabinieri di Rimini per raccontare l’intera storia.
A quel punto gli investigatori avevano preparato la trappola. Il commercialista doveva fingere di accettare la richiesta del funzionario, e invitarlo nel suo ufficio per la consegna dei soldi: non più di 5mila. Marchi aveva accettato, e il 23 aprile era sbarcato a Rimini, ignaro del fatto che i carabinieri avevano riempito lo studio del professionista di telecamere e microfoni. Il passaggio della busta era stato così immortalato, e appena uscito dallo studio Marchi era stato arrestato. Il forlivese, accusato di induzione indebita, si è sempre difeso sostenendo che aveva solo chiesto un prestito, in quanto si trovava in gravi difficoltà economiche. L’Agenzia delle entrate si era costituita parte civile: Marchi ha già versato loro 9mila euro, anche se ha presentato ricorso contro il licenziamento. Il Resto del Carlino