Cesena. Scomparsa di Cristina Golinucci, nessuna ricerca fatta con il Georadar sui terreni intorno al convento

Marisa Degli Angeli, la Madre di Cristina Golinucci, e l’avvocato Barbara Iannuccelli, che segue da vicino la nuova indagine sul caso di Cristina partita nello scorso mese di febbraio, hanno accolto con gratitudine e monitorano con attenzione la segnalazione arrivata dall’ex dipendente di Romagna Acque, riportata ieri dal Corriere Romagna.

L’uomo, ora 69enne, gambettolese, nel settembre 1992 quando Cristina sparì lasciando di sé come unica traccia la sua Fiat 500 posteggiata e chiusa nel parcheggio del convento dei frati Cappuccini, frequentava quotidianamente quelle zone. Erano in corso gli scavi del Pozzo e per la costruzione della “casermotto” di controllo e smistamento dell’acquedotto comunale; un impianto che si trova a pochi metri di distanza, sull’altra parte della via Dei Cappuccini, rispetto al parcheggio. «Il mio tarlo – ha spiegato il 69enne – è che se qualcuno ha fatto del male a Cristina in quel contesto dove c’erano scavi in corso e terra che veniva poi trasportata alla discarica di Rio Eremo, l’aggressore ed omicida della ragazza avrebbe avuto gioco facile nel poterne seppellire il cadavere sotto uno strato di tufo. Visto che l’area era già molto scavata e della “terra mossa” ulteriormente non avrebbe destato alcun tipo di sospetti».

Mamma Marisa, appresa la notizia, contatterà questo testimone personalmente per cercare di avere ulteriori chiarimenti logistici: «Mio fratello Pino, lo zio di Cristina, in tutti questi anni ha sempre ricordato come dall’altra parte della strada ci fossero dei lavori in corso. E questa testimonianza potrebbe aprire un nuovo fronte in cui cercare. Non ho memoria che in quella porzione di terreno dove ora ci sono le parti legate all’acquedotto siano mai state eseguite ricerche specifiche».

Chi ne ha certezza è invece l’avvocato Barbara Iannuccelli: «A quell’epoca tecnologie come il Georadar non esistevano, ed al massimo potrebbero essere state fatte delle ispezioni “a vista” della superficie del terreno. Nel 2010, durante l’indagine in cui per la prima volta fu usato un Georadar per scandagliare il sottosuolo, le investigazioni si concentrarono per lo più all’interno del convento e nelle zone del chiostro e dei terreni retrostanti il convento. Non in quella parte di terreno indicata dal dipendente di Romagna Acque».

Con il 9° fascicolo sulla scomparsa di Cristina ancora aperto, con il quale ad ora si stanno cercando nuove prove contro un potenziale predatore sessuale cesenate, ma anche si sta provando a rintracciare in Francia il latitante (sotto falso nome) Emanuel Boke, non è escluso dunque che ora i Georadar possano pure tornare sui terreni attorno al convento dei Cappuccini. Cosa che dal febbraio scorso è già stata fatta, ma in terreni che circondano una villa ottocentesca abbandonata, che si trova alle spalle del convento.