Le strade della città sono diventate teatro di un acceso scontro simbolico e politico. Da alcune settimane, Cesena ospita manifesti dell’associazione Pro Vita & Famiglia che, secondo numerose realtà associative locali, mirano a colpire il diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza, con messaggi percepiti come colpevolizzanti e manipolatori.
La comparsa di questi manifesti ha immediatamente innescato una reazione da parte di una rete di collettivi, tra cui Spazio Caracol, Ipazia Liberedonne, Rimbaud LGBTQIA+ e Fridays For Future Cesena. In una nota congiunta, le organizzazioni hanno denunciato la diffusione di contenuti che ritengono offensivi e lesivi della libertà di scelta delle donne, ma soprattutto il comportamento dell’amministrazione comunale, accusata di aver ignorato la richiesta di intervento.
Le stesse associazioni ricordano come altre città vicine – ad esempio Rimini e Riccione – siano già intervenute per bloccare analoghe affissioni provenienti dallo stesso soggetto promotore. A Cesena, invece, le sollecitazioni inviate da parte di cittadini e realtà associative sarebbero rimaste inizialmente inascoltate. Solo dopo numerose segnalazioni, è stato organizzato un incontro con il sindaco Enzo Lattuca, al quale hanno partecipato anche rappresentanti di Fondamenta – Alleanza Verdi e Sinistra.
Durante il confronto, il sindaco avrebbe espresso la volontà di non censurare i manifesti, sostenendo che i contenuti non sono da considerarsi né offensivi né discriminatori. Una presa di posizione che, secondo i collettivi, equivale a voltarsi dall’altra parte e a rinunciare alla tutela delle categorie già oggetto di marginalizzazione.
L’amarezza delle associazioni coinvolte è netta: ritengono inaccettabile che lo spazio pubblico venga utilizzato per veicolare messaggi violenti, sebbene espressi in maniera indiretta, e che ciò avvenga con il silenzio – o peggio, la complicità – delle istituzioni cittadine. Contestano inoltre la diffusione di informazioni ritenute fuorvianti o parziali riguardo alla pillola RU486 e all’aborto farmacologico.
Un possibile punto di svolta, però, potrebbe arrivare dall’assessora Giorgia Macrelli, che – a seguito delle pressioni ricevute – si sarebbe impegnata a valutare modifiche al regolamento sulle affissioni pubbliche, affinché in futuro manifesti simili non trovino più spazio nel tessuto urbano della città.
Le associazioni concludono sottolineando che non si può fingere che tutto vada bene: garantire la sicurezza di tutte le persone nello spazio pubblico passa anche attraverso la tutela del diritto a non essere bersaglio di messaggi che colpiscono identità, scelte personali e condizioni di vita.